Trudeau: "Il Canada non accetterà più istanze di asilo respinte da altri Paesi"

Le ong umanitarie hanno subito condannato la linea del rigore introdotta in Canada da Trudeau in ambito migratorio

Trudeau: "Il Canada non accetterà più istanze di asilo respinte da altri Paesi"

In questi giorni, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha varato una stretta in materia di accoglienza dei rifugiati.

L’esponente liberale ha infatti di recente promosso l’adozione, da parte del parlamento federale, di una norma che vieta ai funzionari degli uffici-immigrazione di accettare le istanze di asilo politico presentate da stranieri che sono già state rigettate dalle autorità di altre nazioni. Trudeau ha difeso la riforma in questione affermando che il suo Paese non può piò permettersi di essere il "paradiso dei profughi".

In base alle nuove disposizioni, i responsabili degli uffici-immigrazione canadesi, una volta ricevuta una domanda di protezione internazionale da parte di stranieri, dovranno accertare all'istante se questi ultimi sono stati in precedenza respinti da altri Paesi. Se risulterà che gli aspiranti profughi in questione si sono già visti rifiutare una loro analoga domanda di asilo da parte del governo di una nazione estera, le autorità nordamericane dovranno immediatamente annullare l’esame della richiesta di protezione. Contro tale condotta dei funzionari di Ottawa non potrà essere presentato ricorso, da parte degli immigrati rifiutati, presso le sedi giudiziarie federali. Secondo i media canadesi, la linea dura sposata dal primo ministro liberale mirerebbe in particolare a scoraggiare una volta per tutte i continui flussi di richiedenti asilo che si dirigono verso la patria di Trudeau partendo dai confinanti Stati Uniti.

In base alle ultime statistiche, nel 2018 oltre 20mila aspiranti profughi si sarebbero diretti verso il Paese del Commonwealth per ripresentare lì le proprie istanze di asilo dopo che queste erano state rifiutate dalle autorità Usa. L’arrivo ininterrotto di stranieri in territorio canadese, a detta della stampa nordamericana, starebbe ad oggi trascinando gli uffici-immigrazione federali verso il “collasso”. Sarebbero stati quindi i dipendenti di questi ultimi a sollecitare l’esecutivo di Ottawa a introdurre misure capaci di disincentivare in maniera significativa i flussi di migranti respinti da altre nazioni.

La stretta anti-profughi inaugurata da Trudeau, presentatosi in passato all’opinione pubblica mondiale come un fautore dell’accoglienza verso gli stranieri, è stata subito condannata da numerose associazioni umanitarie.

Ad esempio, il Canadian Council for Refugees ha criticato duramente la svolta varata dal premier, additandola come “modellata sulle politiche di Trump” e come intesa a “chiudere le porte del Canada a masse di disperati sballottate da un Paese all’altro”.

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