Attacco nucleare alla Corea del nord, cosa prevede il piano di Trump

Quando e come Donald Trump potrebbe ordinare un attacco nucleare preventivo contro la Corea del Nord, in base al Piano Strategico 8010-12

Attacco nucleare alla Corea del nord, cosa prevede il piano di Trump

“La Corea del Nord è in cerca di guai, gli Stati Uniti risolveranno il problema, con o senza la Cina”. E’ questo uno degli ultimi tweet del Presidente Donald Trump in merito alla crisi nella penisola coreana. Così come avvenuto in precedenza, bisogna discernere un tweet dalla reale posizione politica e militare. Medesimo ragionamento per la retorica del Nord.

Il nostro forte esercito rivoluzionario osserva ogni mossa nemica – si legge oggi sul Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale della Corea del Nord – e siamo pronti a riversare un inferno nucleare non solo sulle basi Usa in Corea del Sud e nel Pacifico, ma anche nel continente americano.

L’agenzia di stampa ufficiale Kcna, dedica oggi ampio spazio agli obiettivi raggiunti dal governo presentati durante l’ultima sessione dell'Assemblea Suprema del Popolo, non facendo alcun riferimento alla crisi con gli Stati Uniti.

Diversa la posizione del Ministero degli Esteri della Corea del Nord:

“Quella mossa avventata di inviare un gruppo d’attacco poco distante le nostre coste è il preludio ad un’invasione. Noi preghiamo per la pace, ma ci difenderemo duramente con la potenza delle nostre armi e ci dirigeremo con vigore lungo la strada che abbiamo scelto di intraprendere”.

La retorica del Nord va intesa ad uso interno. L’imprevedibilità del regime preoccupa gli Stati Uniti, mentre la Russia si è detta profondamente allarmata per quello scenario militare unilaterale prospettato dal Presidente Trump. La Cina ha vietato tutte le importazioni di carbone della Corea del Nord, anche se Washington mette in dubbio la regolare esecuzione delle sanzioni.

Nei giorni scorsi abbiamo analizzato i possibili piani d’attacco convenzionali degli Stati Uniti contro la Corea del Nord. Oggi, analizziamo l'opzione nucleare.

I poteri del Presidente degli Stati Uniti

A Donald Trump è conferita la facoltà di autorizzare, senza alcuna approvazione, il lancio dei missili balistici intercontinentali contro un avversario straniero, innescando una guerra termonucleare. La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata.

Non è concepito, in linea teorica, per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Mosca, nella sua nuova dottrina militare, prevede l’impiego di testate nucleari qualora la sconfitta, in uno scenario convenzionale, fosse certa. La dottrina strategica russa prevede anche il ricorso preventivo al nucleare per compensare le forze convenzionali superiori del nemico. La strategia di de-escalation, comporterebbe una risposta statunitense su larga scala in Second strike.

Sarebbe opportuno rilevare un punto: il Presidente degli Stati Uniti, come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo.

Il comando della triade nucleare richiede compostezza, giudizio, moderazione, abilità diplomatica e percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire.

Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del presidente degli Stati Uniti. Qualora il Segretario alla Difesa, che riceve e verifica l’ordine di autorizzare il lancio dopo l’autenticazione dei codici del comandante in capo, si dovesse rifiutare, il Presidente ha sempre la facoltà di destituirlo. Il Segretario alla Difesa può dissentire, ma non ha potere di veto. Vi è anche l’opzione che conferisce alle principali figure politiche di dichiarare il Presidente come incapace di eseguire i propri compiti, tuttavia il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti massimo.

L’opzione nucleare per la Corea del Nord

Pyongyang possiede un Icbm in grado di colpire le Hawaii, obiettivo strategico e simbolico nel Pacifico? Supposizioni in realtà.

La scorsa settimana, durante un’audizione al Congresso, il comandante del North American Aerospace Defense Command, il generale Lori Robinson ha dichiarato che “il livello tecnologico raggiunto dalla Corea del Nord è senza precedenti, gli Stati Uniti dovranno restare vigili contro gli stati canaglia che minacciano la patria”.

Tralasciamo volutamente la scarsa affidabilità degli intercettori basati in Alaska ed in California (programma da 36 miliardi di dollari) e le capacità del Pacific Missile Range (in fase di test).

Soffermiamoci sui dati in nostro possesso sulle presunte capacità della Corea del Nord. I satelliti confermano postazioni di lancio fisse a Sohae e Tonghae, ma la Corea del Nord ha investito enormi risorse in una forza missilistica di proiezione mobile disseminata in profondità in tutto il paese. Tradotto significa: senza una certezza pari al 100% sugli obiettivi da colpire, nessuno potrebbe impedire una ritorsione del Nord, probabilmente su Seul.

Se funzionasse (dubbi in tal senso), un Icbm nordcoreano potrebbe raggiungere le Hawaii in meno di 20 minuti. Tale supposizione si basa sulla relazione depositata nel 2015 al Congresso del North American Aerospace Defense Command.

“La nostra valutazione è che la Corea del Nord abbia raggiunto la capacità di imbarcare una testata nucleare su un missile KN-08”. Quest’ultimo non è mai stato testato, ma se funzionasse potrebbe probabilmente colpire gli Stati Uniti. Il programma missilistico della Corea del Nord è in costante evoluzione. Il missile balistico a raggio intermedio KN-15 potrebbe essere stato testato, così come il Hwasong-7.

La Corea del Nord afferma di aver standardizzato le testate da dieci kilotoni. Gli Stati Uniti credono che Pyongyang abbia concluso il processo di miniaturizzazione per una testata da 20 kilotoni. Per fare un esempio: la bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945 era di 15 kilotoni. Su Nagasaki il dispositivo esploso era di 20 kilotoni.

Il reale grado di efficacia di tali sistemi resta ignoto e relegato al condizionale. Tuttavia, il punto è proprio questo: il Presidente Donald Trump può ordinare un attacco preventivo qualora vi fosse un imminente pericolo per l’esistenza degli Stati Uniti e degli alleati.

Il piano strategico 8010-12

Il piano operativo del Comando Strategico degli Stati Uniti 8010, delinea i potenziali scenari in cui è previsto il ricorso al nucleare. Aggiornato nel 2012, dovrebbe essere declassificato nel 2022. Alcuni passaggi, grazie al Freedom of Information Act sono stati resi pubblici.

Nella sezione chiamata Inquadrare il problema, si legge che “…con la fine della guerra fredda il panorama internazionale è cambiato. La sicurezza globale è segnata da conflitti prolungati, costante cambiamento, enormi complessità e maggiore incertezza. Mentre le preoccupazioni dinamiche nello spazio e nel cyberspazio si evolvono, le minacce tradizionali alla sicurezza nazionale continuano ad essere rappresentate da Stati sovrani con emergenti capacità WMD (weapons of mass destruction)”.

L’OPLAN 8010-12 si rivolge ad un nemico X. Menzione specificamente la Russia e la Cina, ma “non rappresentano pericoli imminente per gli americani”.

L’OPLAN 8010-12 è un testo molto semplice che conferisce una visione globale: è il testo di riferimento strategico per diversi potenziali nemici che possiedono arsenali nucleari o cercano di ottenerli.

“La rapida evoluzione tecnologica e l'ampia disponibilità civile delle capacità militari, hanno ridotto i costi di ingresso, mettendo a disposizione nuove armi. Diversi attori hanno avuto accesso a nuove funzionalità che in passato non avrebbero ottenuto senza significativi investimenti. La sovrapposizione delle sovranità continuerà a presentare sfide per la sicurezza nazionale”.

Nell’OPLAN 8010 si rileva la “necessità di una volontà politica americana nell’impiegare le forze strategiche qualora la deterrenza fallisse”. Abbiamo più volte analizzato le capacità della triade nucleare Usa, tuttavia il piano strategico reso pubblico non le menziona limitandosi ad un solo passaggio:

“L’obiettivo è chiaro: utilizzare il sistema adeguato per eliminare la capacità del nemico ed il suo apparatp decisionale chiave per cessare le ostilità”.

Il principio della deterrenza si basa sull’equilibrio tre le scarse informazioni diramate e quelle coperte da segreto militare. Informazioni sufficienti per spaventare il nemico.

L’infallibilità del Presidente degli Stati Uniti gli conferisce una precisa capacità di discernimento: trasformare un conflitto convenzionali in nucleare. Le soglie di tolleranza sono delineate, ma nell’OPLAN 8010 si rileva testualmente che “il presidente può ordinare a Stratcom di rispondere ad un atto ostile o ad una minaccia imminente”.

Non vi è un vincolo sul potenziale uso del nucleare

“L’uso di qualsiasi arma, cinetica o non-cinetica, deve rispettare i principi fondamentali del diritto nei conflitti armati in base al criterio della proporzionalità. La necessità militare deve evitare sofferenze inutili o rischi di distinzione. Principi che dovranno essere presi in considerazione durante lo sviluppo e l’esecuzione di tali piani”.

Oltre alle diverse interpretazioni, l’OPLAN 8010-12 non chiarisce il modo in cui una risposta nucleare potrebbe essere proporzionale.

In definitiva, sebbene remota, gli Stati Uniti prevedono la possibilità di utilizzare lo sterminato inventario strategico in risposta ad un attacco convenzionale o nucleare. OPLAN 8010 si compone di varie opzioni di attacco convenzionale e nucleare. Queste ultime sono classificate.

OPLAN 8010 è un piano strategico che incorpora diversi elementi del potere nazionale per esercitare pressione ed ottenere effetti strategici contro avversari specifici.

L’errata percezione dei messaggi

E’ forse la sezione (pesantemente censurata) più importante dell’intero piano strategico.

Si menzionano i rischi sull’errata percezione dei messaggi degli avversari.

“I comandanti dovranno valutare costantemente e culturalmente una appropriata strategia di comunicazione. Indipendentemente da ciò, tutte le opzioni devono essere sempre disponibili”.

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