Il Parlamento turco ha approvato una legge che rende validi, anche dal punto di vista legale, i matrimoni celebrati dai muftì, esperti di legge islamica facenti capo al Direttorato degli Affari religiosi. Fino a ora i matrimoni in Turchia, dove la laicità è principio costituzionale, potevano essere registrati ufficialmente solo dalle autorità civili.
Come riporta La Stampa, i movimenti laici e le organizzazioni femministe hanno contestato la nuova legge che, secondo loro, rischierebbe di far aumentare i casi di spose bambine. "Con la nuova legge si va a rafforzare il ruolo di muftì, o persino di semplici imam di moschea, che potranno celebrare matrimoni irregolari conferendogli addirittura valore legale", ha denunciato Ceylan Akca Cupolo, membro della commissione diritti umani in Parlamento. "Il ministro degli Interni ha promesso che i muftì dovranno attenersi a tutte le regole rispettate dai funzionari pubblici laici, comprese quelle relative all’età minima, ma nella legge non si fa alcun cenno a queste norme, i religiosi potrebbero avere troppa libertà".
Festeggiano la nuova legge invece i sostenitori del partito del presidente Recep Erdogan.
"Finalmente la gente potrà scegliere se sposarsi con funzionari pubblici laici oppure religiosi", ha dichiarato Jane Louise Kandur, ex leader della sezione femminile dell’Akp a Istanbul. Secondo il governo istituzionalizzare i matrimoni religiosi permetterà anche di tenerli più facilmente sotto controllo.
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