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Tutto quello che non torna sul terrorista di Londra

Dall'identificazione tardiva ai molteplici alias, dalla scelta del nome da convertito al mancato sorvegliamento: ecco i dubbi su Khalid Masood

Tutto quello che non torna sul terrorista di Londra

Le autorità britanniche hanno impiegato quasi tre giorni per dare un nome al terrorista di Westminster nonostante avessero il corpo tra le mani, avendolo portato via in barella dopo averlo neutralizzato. Un'identità, la terza nell’arco di 72 ore, che continua però a destare perplessità.

Andiamo con ordine. Inizialmente, poco dopo l’attentato, il terrorista coinvolto veniva indicato da numerosi siti mainstream come Trevor Brooks “Abu Izzedin”, predicatore radicale convertitosi nel lontano 1993 e legato alla vecchia guardia della moschea di Finsbury Park, dove aveva frequentato niente di meno che Omar Bakri Muhammad, Abu Hamza per poi avvicinarsi anni dopo ad Anjem Choudary (predicatore incarcerato la scorsa estate per supporto all’Isis). Arrestato più volte con l’accusa di terrorismo, Brooks era riuscito a sfiltrare segretamente dal Regno Unito nel 2015 assieme all’amico islamista convertito Simon “Sulayman Keeler” nonostante l’obbligo di comunicazione alle autorità in caso di espatrio. La corsa dei due finiva in Ungheria, dove venivano intercettati dalla polizia locale a bordo di un treno diretto a Bucarest. La somiglianza tra Abu Izzedin e l’uomo vestito di nero e con la barba in stile salafita portato via in barella a Westminster è davvero incredibile e non a caso molti siti hanno dato per scontato tale identità (sempre che non si sia trattato di qualcuno che passava di lì per caso ed è rimasto ferito). Poco dopo giungeva poi la smentita dell’avvocato di Brooks, il quale affermava che il suo cliente era attualmente detenuto in un penitenziario britannico. Con tale smentita l’intelligence britannica avrà tirato un sospiro di sollievo, visto che in caso di responsabilità da parte di Brooks, sarebbe stato un fiasco senza precedenti e in un momento estremamente delicato sul piano della sicurezza nazionale ed internazionale.

Se inizialmente Scotland Yard non confermava e non smentiva, poco dopo emergeva che l’attentatore era originario di Birminghan e di origine asiatica, probabilmente pakistano: Khalid Masood, 52 anni, con precedenti penali, già noto all’intelligence britannica, arrestato più volte ma mai per motivi legati al terrorismo e dunque considerato “marginale” sul piano radicale (come dichiarato dalla stessa premier britannica). Se il nome Khalid Masood può essere considerato abbastanza tipico del contesto pakistano e bengalese, i tratti somatici del soggetto in barella non lo sono affatto. Si vede infatti chiaramente che si tratta di un uomo di colore e se ha veramente 52 anni allora vale la pena chiedersi che cura abbia fatto per avere un aspetto così giovanile, persino in condizioni così drammatiche.

Un nome molto generico quello di Khalid Masood e nessuna foto disponibile sul web, poi venerdì mattina emergono ulteriori dettagli: Khalid Masood sarebbe il nome islamico del convertito Adrian Russel Ajao, noto anche come Adrian Elms, cittadino britannico presumibilmente di origine nigeriana, come lascia intendere il cognome “Ajao”. In effetti era un po’ difficile far passare il personaggio in barella come pakistano o asiatico. Destano tutt’ora perplessità non soltanto l’età attribuita all’uomo, 52 anni, ma anche la descrizione dei vicini di casa che lo indicano come “un omone con l’aspetto da body-builder e appassionato di culturismo”. È sufficiente esaminare la foto del personaggio in barella per porsi dei punti di domanda. Se poi vogliamo aggiungere, il nome Khalid Masood è abbastanza insolito per un convertito, ma i gusti sono gusti.

La descrizione del profilo di Ajao è altrettanto piena di aspetti ambigui: figlio di madre single, una lunga lista di identità e precedenti penali, definito “amichevole” e “con grande capacità di ascolto” ma al medesimo tempo delinquente incallito che nel 2003 accoltellava un 22enne al viso e lo lasciava accasciato a terra in una pozza di sangue, arrecandogli una lesione tale da costringerlo a un intervento di chirurgia facciale. Ajao si sarebbe radicalizzato in carcere, poi si era recato in Arabia Saudita da dove era rientrato in Gran Bretagna nel 2009. In seguito il soggetto in questione iniziava ad insegnare inglese nelle scuole con un discreto successo tra l’altro. Nel 2012 apriva a Birmingham una scuola di inglese chiamata “Iqraa”, nome certamente più adatto a una scuola coranica. Altro aspetto interessante, come già detto, il premier britannico Theresa May ha dichiarato che l’attentatore era noto all’intelligence ma ritenuto marginale in ambito islamista radicale. A giudicare dal percorso di vita i segnali di pericolosità c’erano però tutti.

Insomma, la ricostruzione del profilo dell’attentatore appare come un grande pasticcio e le dinamiche restano ancora tutt’altro che chiare.

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