Usa 2020, divario incolmabile tra Trump e Biden sul piano delle donazioni elettorali

Per raggiungere Trump, Biden dovrebbe accumulare, da qui all'election day di novembre, un milione di dollari di donazioni giornaliere

Usa 2020, divario incolmabile tra Trump e Biden sul piano delle donazioni elettorali

Negli Usa si è appena creato un vero e proprio abisso, in termini di finanziamenti elettorali, tra il presidente uscente Donald Trump e il democratico Joe Biden, che si sfideranno alle presidenziali di novembre. Il tycoon, secondo gli ultimi dati sulle donazioni in vista dell’election day, fa letteralmente mangiare la polvere al suo avversario. La corsa alla Casa Bianca dei due candidati è però ancora in forse, dato che incombono molte incertezze, legate all’epidemia di coronavirus, sullo svolgimento in sicurezza della consultazione.

A detta delle ultime informazioni sulla dotazione finanziaria messa su ad oggi dai due politici, evidenziate martedì dal Telegraph, The Donald avrebbe creato un solco davvero incolmabile tra lui e Biden, pari a quasi 190 milioni di dollari.

Il presidente uscente, in cerca di un secondo mandato, avrebbe finora accumulato 240milioni di donazioni, mentre l’ex vice di Obama avrebbe messo in tasca nell’ultimo mese per la propria campagna elettorale una cifra molto modesta: 46,6 milioni.

Sarebbe ormai impossibile per l’esponente progressista, rimarca il giornale britannico, colmare l’enorme divario che lo separa dal leader repubblicano.

Per raggiungere Trump, il candidato del partito degli asinelli, stima la testata londinese, dovrebbe accumulare, da qui all’election day di novembre, un milione di dollari di elargizioni private al giorno.

Tale sforzo titanico di Biden sarebbe però alla fine inutile, dato che la macchina elettorale del tycoon e quella del Gop sembrano destinate a racimolare ulteriori donazioni fino alla data delle presidenziali.

Alla base della ridotta porzione di finanziamenti raccolta dal candidato dem vi sarebbe il fatto, spiega l’organo di informazione d’Oltremanica, che quest’ultimo non avrebbe finora goduto di fiumi di denaro concessi da simpatizzanti facoltosi, bensì principalmente di piccole oblazioni effettuate da cittadini comuni e pari a non più di 200 dollari ciascuna.

A penalizzare la raccolta fondi organizzata dalla macchina elettorale dell’ex vicepresidente Usa ha contribuito anche l’esplosione della pandemia in territorio federale, che ha costretto Biden in un cono d’ombra mediatico, obbligandolo all’isolamento precauzionale e a non potersi di conseguenza muovere per il Paese per accattivarsi i cittadini.

The Donald, al contrario, sta sfruttando il suo ruolo di commander-in-chief per veicolare alla popolazione, attraverso le emittenti nazionali, un’immagine rassicurante nel pieno della crisi del Covid, così da apparire un vero e proprio punto di riferimento per gli americani in preda all’angoscia, incrementando contestualmente il proprio consenso popolare.

Nonostante la sovraesposizione mediatica dell’attuale inquilino della Casa Bianca e le rarefatte apparizioni televisive del suo rivale progressista, il comitato democratico per Usa 2020 ostenta ottimismo.

Bill Singer, responsabile della raccolta fondi per la campagna elettorale di Biden, ha appunto assicurato, riporta il Telegraph, che presto le dichiarazioni di sostegno nei confronti del candidato anti-Trump rilasciate pubblicamente in questi giorni dai volti più rappresentativi della sinistra statunitense (Barack Obama, i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren) si tradurranno in un incremento di donazioni per l’ex vicepresidente degli Stati Uniti.

Singer ha descritto con queste parole l’entusiasmo che, nonostante le attuali difficoltà che lo staff del candidato dem deve affrontare a causa delle restrizioni anti-coronavirus, si respira oggi nel comitato elettorale di Biden: “Sempre più persone mi confessano di avere votato per la Warren, per Buttigieg, per Amy Klobuchar e per Kamala Harris, per poi dichiarare tutte insieme di essere adesso convintamente a sostegno di Joe. Dicono ad esempio: «Siamo con lui. È il nostro candidato. Vogliamo battere Trump. Dobbiamo assolutamente riuscirci»”.

Ragionando in termini di denaro speso per una campagna elettorale si può dedurre che non sempre hanno successo i candidati pieni di soldi da utilizzare per le loro fortune politiche.

Ciò si evince dalla vicenda di Michael Bloomberg, sceso in campo nelle primarie democratiche forte di un miliardo

di dollari da sborsare per sostenere il suo cammino verso la presidenza Usa.

La sua avventura, ricorda la testata britannica, si è però conclusa con un insuccesso, malgrado l’enorme dotazione finanziaria a sua disposizione.

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