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Indossa un abito cinese e scatena la polemica: "Offensivo per Pechino"

Una studentessa americana ha pubblicato sui social network la foto con il qipao per una festa di 18 anni. Ma ha scatenato l'ira di migliaia di cinesi che accusano gli Usa di essersi appropriati di un simbolo della Cina

Indossa un abito cinese e scatena la polemica: "Offensivo per Pechino"

Succede anche questo in un mondo sempre più globalizzato. Che una studentessa americana dello Utah posti su Instagram una foto del suo vestito (un qipao cinese) per la festa dei 18 anni e scateni l'indignazione di migliaia di persone dall'altra parte del mondo.

La storia è andata così. La ragazza ha scelto come vestito per la festa, il qipao, abito della tradizione cinese. Come tutte le giovani, ha poi deciso di pubblicare le foto sui suoi account social, pensando di ottenere i commenti degli amici e i complimenti di qualche sconosciuto. Invece, quello che ha ottenuto è stato l'esatto opposto. Il post, dopo vari commenti e condivisioni, è arrivato direttamente all'attenzione del pubblico cinese. E ha scatenato una polemica feroce, con centinaia di migliaia di commenti e reazioni a quello che doveva essere semplicemente un vestito innocente da mettere a una festa.

"Ora gli americani si appropriano di un’icona della nostra cultura, di un simbolo di attivismo e liberazione femminile e lo trattano da semplice vestito per alimentare il loro consumismo", scrive il Corriere della Sera citando uno dei commenti del web cinese. Web che si scopre curiosamente molto attento a questi dettagli, nonostante molti stilisti cinesi utilizzano lo stesso qipao "occidentalizzato" per le loro sfilate di moda. Il consumismo, in quel caso, evidentemente non è un problema.

La ragazza statunitense, turbata da quanto avvenuto, ha comunque reagito duramente dicendo: "Mi hanno ingiunto di cancellare il post, non lo farò. Per me è solo un bel vestito e io apprezzo la cultura cinese". Ma nel frattempo, il popolo del web si è scatenato in una vera e propria guerra, dove naturalmente non sono mancate accuse di razzismo e di "appropriazioni culturale" da parte degli americani.

Follie del giorno di oggi, dove i tribunali dei social network, a quanto pare, non conoscono confini.

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