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Varsavia, sui migranti non accettiamo ricollocamenti forzati

Dopo il vertice Ue-Turchia sui migranti di ieri, i Paesi Visegrad si schierano contro il piano di ricollocazione proposto dalla Commissione europea e contro la proposta di reinsediamento della Turchia. Ieri il no ai "ricollocamenti forzati" è arrivato anche dal ministro degli Esteri polacco a colloquio con Gentiloni

Il ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski e Paolo Gentiloni
Il ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski e Paolo Gentiloni

La Turchia sui migranti raddoppia la posta in gioco, chiede altri tre miliardi di euro a Bruxelles, e mette sul piatto l’accelerazione del processo di adesione all’Ue assieme alla proposta di riaccogliere i migranti irregolari sul proprio territorio in cambio di rifugiati da spedire in Europa, con un meccanismo uno ad uno, per risolvere la crisi migratoria. Se si aggiunge il supporto promesso da Bruxelles ad Atene nella gestione degli arrivi dei migranti, questa può essere una sintesi delle “basi”, come le ha definite la cancelliera tedesca, Angela Merkel, gettate ieri al vertice Ue-Turchia sull’immigrazione. In sostanza, però, sono tanti e complessi i punti ancora da chiarire. Per questo, riguardo le decisioni vere e proprie, è stato rimandato tutto al prossimo vertice del 17 e 18 marzo.

E la proposta turca di rimpatrio dei migranti irregolari a fronte dell’accoglienza di tutti i rifugiati che faranno domanda nei campi profughi in Turchia, ha già trovato un oppositore nel premier ungherese Viktor Orbán, che, come annunciato dal suo portavoce, Zoltan Kovacs, su Twitter, ha posto il veto all’ipotesi turca dei reinsediamenti. Ma il fronte dei Paesi del gruppo Visegrad continua ad essere ostile anche al piano di ricollocazione dei migranti messo a punto dall’Ue.
Ungheria e Slovacchia, infatti, hanno addirittura denunciato il sistema di ricollocazione “forzata” proposto da Bruxelles davanti alla Corte di Giustizia europea.

Anche la reazione polacca non si è fatta attendere. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli esteri di Varsavia, Witold Waszczykowski, ha dichiarato che la Polonia accoglierà i 7mila rifugiati assegnati al Paese dalla Commissione europea, soltanto a determinate condizioni. “La ricollocazione forzata dei migranti è inefficace e priva di buonsenso", aveva già affermato nella giornata di ieri il ministro degli Esteri di Varsavia nella conferenza stampa congiunta con il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a margine di una riunione con il capo della Farnesina. “Non accetteremo migranti costretti a venire in Polonia contro la loro volontà, nessun ricollocamento forzato, secondo, dovranno essere in grado di provare la loro identità e terzo non dovranno porre alcun pericolo alla nostra sicurezza” ha rilanciato oggi Waszczykowski nell'intervista al Corriere. Queste sono le condizioni di Varsavia sull’accoglienza. “Se ci daranno accesso agli hot-spot a Lampedusa e in Grecia per poterli selezionare”, ha continuato il ministro del Pis (Diritto e Giustizia), “allora li accettiamo, il problema è dalla vostra parte, non potete selezionarli voi e poi mandarceli".

Waszczykowski ha sottolineato la necessità di risolvere nei Paesi d’origine i problemi che spingono i rifugiati a muoversi verso il Vecchio Continente, cercando di eliminare così il problema alla radice, riportando la pace nelle zone di provenienza dei rifugiati. Inoltre, il ministro polacco ha criticato la politica di Bruxelles “di unire le politiche per i fondi strutturali e quelle sui flussi migratori".

Intanto, nella giornata di oggi, al confine tra Grecia e Macedonia, sono oltre 13 mila i migranti che attendono che Skopje apra i confini per entrare in Europa. Dall’inizio di quest’anno, secondo i dati forniti dall’agenzia dell’Onu per i Rifugiati, già 132.177 persone hanno raggiunto le coste elleniche dalla Turchia.

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