Cento millilitri al giorno. Meno di un terzo di una lattina di Coca-Cola.
Questa la quantità di latte distribuita quotidianamente ai neonati del centro di detenzione dell'isola greca di Chios, secondo la denuncia del quotidiano britannico The Guardian.
Il foglio londinese raccoglie il racconto di alcuni testimoni oculari: ai venticinque neonati le cui madri non sono in grado di allattare verrebbero somministrate quantità minime di latte, appena una volta al giorno. Cento millilitri, circa un quarto della quantità consigliata dai nutrizionisti.
"A colazione ci danno appena una mezza tazzina di latte, e poi basta fino al giorno dopo - racconta al Guardian un afghano di 35 anni che risiede nel campo dal 21 marzo - Niente a pranzo, niente a cena, niente durante la notte. È un problema molto serio. La mia bimba piange sempre, vuole il latte ma lo stomaco le fa male perché è vuoto. Non ci trattano come esseri umani: quando chiedo cosa sta succedendo, mi viene risposto solo di tornarmene in Afghanistan: non è un campo, ma una prigione."
Nel campo di Vial sull'isola di Chios sono ospitate 1100 persone, in gran parte in attesa di un parere da parte delle commissioni che devono decidere se farli proseguire verso l'Europa o rimandarli indietro in Turchia. Le condizioni di vita sull'isola sono state definite "spaventose" da diverse ong. La troupe del programma televisivo olandese Nieuwsuur, tra i primi ad entrare nel campo, ha segnalato anche casi di larve vive ritrovate nel cibo distribuito ai migranti.
La polizia greca, contattata dal Guardian, non ha negato le accuse, assicurando di tenere in conto le segnalazioni di denuncia.
Non è la prima volta che il sistema di accoglienza della Grecia viene messo sotto accusa per il mancato rispetto dei diritti umani: ora, con l'entrata in vigore dell'accordo fra Ue e Turchia, sul territorio ellenico si trovano a stazionare diverse decine di migliaia di migranti in attesa di conoscere la propria sorte.Il governo greco di Alexis Tsipras ha sollecitato a più riprese un maggiore aiuto da parte dell'Europa per la gestione di queste persone, troppo spesso abbandonate a se stesse e dimenticate.
@giovannimasini
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