Il video inedito con Giulio Regeni incastra i servizi egiziani

L'accusa nelle immagini dell'incontro. "Ho finito, toglietemi l'apparecchiatura"

Il video inedito con Giulio Regeni incastra i servizi egiziani

È passato un anno dal rapimento di Giulio Regeni, il primo di una serie di eventi che portarono alla tortura e all'uccisione del giovane ricercatore italiano. Un omicidio che, a dodici mesi di distanza, è ancora un grosso buco nero, con molte domande, troppe poche risposte e forse non eccessiva voglia di chiarire quanto davvero sia successo.

Proprio negli ultimi giorni, mentre alla Procura romana è stato concesso di analizzare nuovo materiale, è venuto alla luce un video che potrebbe contribuire a dire qualcosa di più su quanto accaduto. Ci sono Giulio Regeni e Mohamed Abdallah, il leader del sindacato degli ambulanti, in quelle immagini. E ci sono parole che sembrano dire con chiarezza di una responsabilità dei servizi egiziani. Un punto su cui molti battevano fin da subito, ma che deve essere ancora provato con chiarezza dalle indagini.

In quel video c'è una lunga discussione tra l'italiano e Abdallah, un uomo che Giulio Regeni definiva una "miseria umana", che aveva incontrato per le sue ricerche sui movimenti sindacali dopo la rivoluzione del 2011, che finì - per ammissione dello stesso leader degli ambulanti - per denunciarlo alle autorità.

C'è una richiesta di denaro da parte di Abdallah, per una moglie con il cancro che Abdallah ammetterà di essersi inventato. Una richiesta che Regeni rifiuta più volte. E c'è una microcamera, forse a bottone, con la quale il sindacalista registra il video. Un'attrezzatura che - sembrano dire quelle stesse immagini - arrivava dai servizi d'intelligence della Sicurezza nazionale e non c'era di certo di sua proprietà.

"Qui ho finito di registrare, venitemi a togliere l’apparecchiatura", si sente dire ad Abdallah al termine del video. Un segnale per chi gli ha messo addosso quella microcamera, per le stesse persone che - racconta il Corriere della Sera - quel giorno lo avevano incontrato per dargli la camicia "riadattata" con quel bottone-videocamera.

Un ulteriore dettaglio che smentisce alcune dichiarazioni rese dalle forze di sicurezza, che negavano di avere avuto un ruolo in quell'incontro tra i due. Un passo su una strada per la verità che, a un anno di distanza, appare quanto mai erta e accidentata.

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