Vienna sotto attacco

Vienna, cosa sappiamo dell'attentato

Per ora l'attacco non è stato rivendicato da nessun gruppo terroristico. E i dubbi sono più delle domande

Vienna, cosa sappiamo dell'attentato

Alle 12, 25 di oggi, l’attacco multiplo che ieri sera ha sconvolto Vienna non è stato rivendicato da nessuna organizzazione terroristica. In queste ore sono più le domande che le certezze. Cerchiamo di analizzare i dati in questo momento disponibili.

Vienna, il contesto plasma le tattiche

Il terrorismo è adattabilità. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L'attacco di Vienna ha dimostrato ancora una volta il significato di successo nelle operazioni militari. Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'attentato. Non dobbiamo mai dimenticare, infine, la bidimensionalità di un attentato nella sua doppia valenza politica e militare. Vi sono numerose variabili infine, da considerare come la logistica, le opportunità percepite e l'accesso agli obiettivi desiderabili. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L’equazione di un attentato è sempre dinamica. È impossibile proteggere ogni cosa, ma è necessario dare la priorità ai luoghi affollati.

L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting.

Azione solitaria o attacco multiplo?

L’attentato terroristico in sè è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato. L’attacco multiplo è una naturale evoluzione dell’azione solitaria concepita per disperdere le superiori forze dello Stato e massimizzare l’effetto sorpresa. Non è chiaro quanti uomini armati siano stati coinvolti nell'attacco di Vienna. Si ritiene che uno degli aggressori sia ancora in fuga. Secondo il Ministero degli Interni austriaco, sarebbe state sei le zone centrali della città colpite. Chi ha elaborato e coordinato l’attacco potrebbe avere un qualche tipo di esperienza militare.

Sarebbe opportuno ricordare un passaggio di The British Parliament Operation, l’analisi di al Qaeda dell’attentato avvenuto a Londra nell’aprile del 2017. “Ci appelliamo ai mujahid solitari: non fate affidamento sulle medesime tattiche, ma ampliate le possibilità ed i metodi da impiegare. Vi consigliamo di studiare tutte le operazioni precedenti così da scoprire i fattori di successo ugualmente importanti. Quindi, scegliete con attenzione i vostri obiettivi, preparate il mezzo più efficace e semplice e non dimenticate il momento opportuno”.

Pianificazione operativa e supporto logistico

Una delle caratteristiche di una cellula che si prepara ad un attentato in grande stile è un'attenta pianificazione sia operativa che logistica. Da un punto di vista logistico, il massimo dell'efficienza è la standardizzazione delle armi, degli equipaggiamenti e delle munizioni. Nel caso di Vienna, tale standardizzazione non è stata ancora confermata.

Il terrorista ripreso in video

Le immagini amatoriali del terrorista che apre il fuoco per le vie del centro di Vienna, hanno fatto il giro del mondo (nonostante la polizia austriaca chiedesse espressamente di non condividerlo). L’uomo potrebbe aver indossato un qualche tipo di equipaggiamento balistico o corazza modulare, anche se l’assenza di guanti tattici è degna di nota. L’uomo nel video indossa anche degli accessori che sembrerebbero non provenire dal mondo militare. In base alle immagini ed ai dati estraibili dal video (andatura, copertura, sequenza di fuoco, visuale) il killer del video non dovrebbe aver ricevuto un addestramento militare intensivo. Addestramento militare intensivo, è opportuno rilevarlo, non richiesto per utilizzare un AK contro gente inerme. La falsa cintura esplosiva indossata dall’uomo, infine, è concepita per confondere e ritardare le squadre di intervento sul posto. Scarse le informazioni sugli altri possibili IED utilizzati (esplosivo, struttura, materiale supplementare, etc).

Le armi del terrorista

Il terrorista era armato con un fucile d'assalto AK-47 (non si notano caricatori ad alta capacità), una pistola ed un machete. Si rivelerà falsa, infine, la cintura esplosiva indossata dall'uomo.

La compatibilità tra le cellule attive e le vittime sul terreno

E' un ragionamento che può sembrare insensibile poichè si basa su un freddo calcolo numerico delle vittime sul terreno, ma che va fatto. Escluso il terrorista, le vittime sul terreno sono quattro. 17, ad oggi, i feriti. Escluse le vittime del terrorista ripreso in video, sarebbe opportuno capire il reale coinvolgimento delle altre cellule attive. Due o più AK attivi per otto-nove minuti, il tempo tra il primo colpo sparato dal terrorista del video e la sua eliminazione, avrebbero provocato molte più vittime. Potrebbe rivalutarsi, quindi, il ruolo effettivo (supporto logistico?) del commando che ha attaccato Vienna. O qualcuno o qualcosa ha impedito loro di seminare morte.

Il testamento dei killer

Tranne qualche rigo pubblicato su un profilo Twitter (rimosso poche ore fa) di uno dei possibili autori, il commando che ha attaccato Vienna non ha diffuso alcun testamento, manifesto o documento. Questa di per se è una stranezza, anche se un qualche tipo di materiale potrebbe essere diffuso nelle prossime ore.

L’assenza della diretta social

Gli smartphone sono il principale strumento di raccolta e diffusione di immagini, video, opinioni e contenuti personali sui social media. Durante le fasi iniziali, lo Stato islamico invitava gli utenti a seguire in diretta sui social i progressi sul campo di battaglia. A differenza di altre azioni simili, i killer di Vienna non hanno pensato ad una diretta social come il massacro delle moschea Masjid Al Noor. Anche questa è una stranezza. La profondità digitale (qui si colloca, ad esempio, anche la presa di ostaggi) è uno degli obiettivi principali di un attentato. Profondità digitale caldamente raccomandata da tutte le organizzazioni terroristiche.

Potrebbe essere un attacco Inghimasi?

A differenza delle tattiche adottate dai kamikaze, le operazioni Inghimasi sono concepite per la massima diffusione sulla rete e la profondita digitale. Attacchi Inghimasi sono già stati trasmessi in diretta streaming su diversi canali. Lo Stato islamico ha perfezionato l’utilizzo di internet, ottimizzando una macchina della propaganda pronta ad attivarsi per esaltare le gesta di un attentato nel mondo. Le operazioni Inghimasi attirano l'attenzione dei media offrendo al pubblico l'opportunità di condividere i contenuti online in tempo reale. Quello di poche ore fa potrebbe esssere un attacco Inghimasi? Potrebbe (la conferma arriverebbe dallo Stato islamico), anche se mancano alcuni tratti caratteristici del rango.

Vienna, nessuno ha ancora rivendicato

Stato islamico ed al Qaeda non hanno commentato l’attentato di Vienna. E’ opportuno ricordare che le due organizzazioni terroristiche rivendicano in modo differente. Al Qaeda, ad esempio, non possiede una propria “CNN” come Amaq. Se dietro l’attacco ci fosse lo Stato islamico, la rivendicazione avverrà entro giovedì mattina sul canale Islamic State, con ricalibrazione dei contenuti su Amaq. Opportuna copertura dell’attentato, infine, sul 259° numero del settimanale al –Naba, atteso per giovedì sera. Se, invece, l'attacco fosse stato soltanto ispirato e non coordinato, la notizia dell'attentato potrebbe slittare direttamente sul 259° numero di al-Naba. In attesa di ulteriori informazioni disponibili, dal ventaglio delle opzioni non può essere esclusa l’estrema destra.

L’errore su Nizza, lo Stato islamico non ha mai rivendicato

Alle 21,16 di giovedì 29 ottobre lo Stato islamico ha diffuso il 258° numero di al-Naba. L’editoriale è dedicato quasi interamente alla Francia. La parola Francia è ripetuta dieci volte. Nessun riferimento a Nizza, con parola araba corrispettiva per la cittadina francese mai utilizzata. L’editoriale invoca attentati in Francia, ma la sensazione è che quel testo, con piccole modifiche, sarebbe stato comunque pubblicato. Nonostante gli errori di Parigi nell’aver diramato foto ed identità del killer (il killer non aveva il foglio della Croce Rossa, lo portava con sé appositamente, è una specifica tecnica consigliata nei testi strategici di riferimento), al-Naba le ignora. La foto copertina scelta, infatti, è stata pubblicata prima che si conoscesse l’identità del killer. La redazione di al-Naba, considerando i tempi di revisione, non avrebbe potuto inserire quelle informazioni e pubblicare il numero in orario. Al-Naba, quindi, è stato chiuso prima che si conoscesse l’identità del killer.

L’attività dei simpatizzanti

L'attività delle sigle simpatizzanti delle rispettive organizzazioni terroristiche è aumentata significativamente negli ultimi quindieci giorni. Tali picchi sono solitamente determinati dalla portata di un evento calendarizzato o straordinario. L'obiettivo è creare una mole di contenuti resilienti che possa alimentare quella falsa idea di un piano globale del terrore ed ispirare azioni da rivendicare o collegare. Parliamo di effetti psicologici a medio/lungo termine, con possibili implicazioni fisiche a breve termine, a seguito di uno o più eventi straordinari verificatisi nel mondo reale. L'insistenza con la quale in queste ore le sigle simpatizzanti offrono i propri servigi all'utenza propensa (ma indecisa) è degna di nota. Ad una maggiore attività pro-Is/aQ dovrebbe corrispondere una contro-propaganda in grado di raggiungere mente e cuore di quell’utenza convinta di aver trovato nella radicalizzazione la soluzione alla loro emarginazione. Capire ed accettare la casualità del terrorismo aiuta a mantenere la vigilanza ad un livello adeguato ed evita la paralisi psicologica che la paura incontrollata può creare.

I simpatizzanti su Vienna

Le rispettive sigle simpatizzanti (sebbene ieri siano state travolte da quanto avvenuto chiedendosi, nel caso dell'estrema destra, anche chi fosse realmente stato), non hanno reagito secondo procedura. Ad esempio le sigle pro-Is: dopo gli attacchi di Parigi, inondarono il cyberspazio di artwork contro la Francia. Tale copertura parallela, almeno nel momento in cui scriviamo, manca del tutto nel caso di Vienna. L'attenzione delle sigle pro-Is resta focalizzata sulla Francia.

La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica crea generalmente una maggiore predisposizione nei terroristi nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili.

Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa.

Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i luoghi di culto, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito.

I soft target ideali, come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i luoghi di culto, parchi, centri commerciali e gli stadi, presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire.

Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.

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