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Vodka e proiettili: immersi nella guerra in Ucraina

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'Editore, un estratto di "Borderline. Storie dai confini del mondo" (Eclettica Edizioni, 2019), libro scritto dal nostro collaboratore Fabio Polese e appena uscito in libreria

Vodka e proiettili: immersi nella guerra in Ucraina

Una parte della strada viene continuamente bersagliata dalle truppe di Kiev. «Qui bisogna andare veloce, questo tratto viene colpito di frequente, perchè ci passano i rifornimenti», dice Vittorio. «Allora a tutto gas», rispondo. Arriviamo a Kominternovo, un villaggio sul fronte meridionale dopo circa tre ore di viaggio. Altre telefonate e poco dopo siamo da George, comandante dei Fanti di Marina. Ci aspetta davanti alla casetta che condivide con altri due miliziani, proprio sulla linea del fronte. Sta pulendo la sua moto, in sottofondo quasi a voler coprire i continui fischi dei mortai in partenza e dei boati in arrivo, della musica rock viene sparata da una vecchia radio.

Dopo le presentazioni di rito e un caffè, iniziamo a parlare. Gli spiego cosa vorrei fare e lui risponde che è fattibile. «Domani andiamo in trincea con i miei uomini, ora vai nel villaggio e riposa». Ma la curiosità è troppa, George, infatti, ha una storia incredibile da raccontare, fatta di locomotive rubate, risse, morti e speranze. Passiamo alcune ora nella casetta diroccata e, affascinato dalle sue parole, quasi mi dimentico dei colpi che arrivano a pochi metri da noi. È quasi ora di cena, così ci apprestiamo a tornare al villaggio. Dormiremo ospiti da una delle poche famiglie rimaste a Kominternovo. Sergey appena mi vede, per darmi il benvenuto, tira fuori un bottiglione di vodka. «Fabio, vieni qua. Hai già assaggiato la nostra vodka?», dice mentre ne versa un bicchiere e me lo avvicina alla mano. Intanto la moglie Viktoria e la figlia iniziano a friggere il maiale.

In casa, mentre fuori si intensificano i combattimenti, con le pallottole che arrivano incessantemente da tutti i lati, i miliziani, incuriositi dalla mia vista, passano in casa per conoscermi. Scopro poco dopo che è la giornata di paga per i soldati e che, per questo, oggi scorrerà tanta vodka tra le gole assetate di chi può permettersi una pausa dalla trincee. Ogni persona che arriva vuole bere con me. Così, il quantitativo di liquido bianco che brucia lo stomaco è impossibile da contare. Anche il comandante George, passa a trovarci con la sua moto. Qualche minuto e poi scompare, non prima di avermi ricordato l'appuntamento del giorno successivo. Quello che poi è successo durante quella notte di delirio, rimarrà per sempre indelebile nella mia mente e nelle persone che hanno condiviso quei momenti con me.

Sono vivo. Mal di testa, dolori ovunque. Gli occhi si aprono a malapena, ma è ora di andare. Ho bisogno di un caffè prima, per questo passiamo in un piccolo negozietto. Fuori stazionano tanti miliziani. Mi guardano e esclamano: «Buongiorno bratan!», che in russo significa fratello. «Ieri sera ci hai detto che tu sei italiano, ma non è vero. Bevi vodka come noi e non hai paura come noi... Sei un russo nato per sbaglio in Italia!», mi dice un altro soldato incontrato la sera precedente.

Indossiamo il giubbotto antiproiettile e andiamo dal comandante. Ci sta aspettando. Poco dopo ci fa accompagnare in trincea da alcuni soldati. Un ragazzo prende in mano un Rpg e spara dei razzi anticarro contro le postazioni di Kiev che stanno a poche centinaia di metri. Così inizia un nuovo giorno di combattimenti, di sangue, morti e feriti. Un altro miliziano sbuca con la testa fuori dalla fossa e scarica un caricatore di Ak47. Gli ucraini rispondono. Non lontano da noi arriva un colpo di mortaio da 120mm. La nube di fumo si alza al cielo, ma non c'è tempo per distrarsi, ne sta arrivando un altro. E poi un altro ancora.

Sarà così per tutto il giorno.

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