Centotrentacinque voti per monsieur Jean Todt, quarantanove per Ari Vatanen, dodici astenuti e un solo, vero, grande, incacchiato. Per lappunto, Vatanen. Incacchiato perché solo lui credeva di vincere e perché «pensavo che molta più gente volesse cambiare la Fia» ha detto. Invece «molti delegati hanno paura di perdere il posto» per cui «è molto difficile sovvertire lattuale regime. Spero che la Fia diventi democratica...».
Centotrentacinque voti per il piccolo Napoleone delle battaglie e delle vittorie ferrariste ci dicono però che il curriculum professionale di monsieur Jean era un filino più vistoso rispetto a quello del biondo ex rallista finnico. Tanto più che, prima dei trionfi Ferrari, cerano stati quelli alla guida della Peugeot, sia nei rally che nelle Dakar; tanto più che prima dellinfilata di mondiali targati Schumi, cerano state le badilate di emme finite addosso a lui e alla Rossa negli anni in cui non si vinceva e il mondiale non arrivava e la gente voleva spedire a SantElena il piccolo Napoleone motoristico.
Questo per dire che Todt è un vincente che sa bene quale sapore abbia la sconfitta, per cui è luomo giusto al vertice del mondo dei motori. Semmai, il problema è che fra i tanti pro, ce nè uno che solo apparentemente è un pro: laperto sostegno ricevuto dal presidente uscente Max Mosley, reduce dallo scandalo sadomaso, dai processi farsa e da certe rivoluzioni regolamentari troppo fantasiose. Un Mosley patron e dittatore della Fia per 16 anni che ha il demerito di avere alla fine perso la bussola, ma lascia col merito di aver reso le corse infinitamente più sicure. Sponsorizzando monsieur Jean, Mosley ha di fatto dirottato su di lui i voti di una galassia di Stati che motoristicamente contano un niente, diventati negli anni lo zoccolo duro del suo potere. Il timore è che Mosley - che non lascerà la Fia - possa poi chiedere conto a monsieur. Si vedrà.
Centotrentacinque voti e un primo obiettivo: sgombrare il campo dalle voci che raccontano di un suo addio non proprio idilliaco alla Ferrari. «Sono tutte cazzate...» è infatti sbottato Todt, «non è vero che ho avuto problemi con Luca di Montezemolo, anzi, è stata la prima persona che ho sentito dopo lelezione... 16 anni non si possono dimenticare, mi sono lasciato bene con tutti... Detto questo, da presidente Fia dico che la Ferrari è la squadra più potente della F1 ma dovrà rispettare le regole che esistono». In serata il commento del presidente della Rossa: «Sono molto felice che sia stato eletto Todt, una persona che ha lavorato molto bene nei suoi sedici anni a Maranello e a cui sono particolarmente affezionato». E poi, proprio riguardo ai rumour relativi alladdio: «La Ferrari ha sempre voluto mantenere una posizione di neutralità... e non ha mai voluto replicare a tante illazioni totalmente prive di fondamento. Ora ci auguriamo che la Fia sappia rinnovarsi e dare il suo contributo per portare la F1 verso una nuova era... Sono certo che Todt, con le sue capacità e la sua dedizione, saprà come raggiungere questo obiettivo».
E in effetti, viste le ultime trovate di mister Mosley (come ha affrontato il caso Briatore), non dovrebbe essere impresa immane mostrare subito un segno di discontinuità. Sul caso dellex patron Renault, ha comunque precisato: «La competenza è del tribunale civile». Ora, ma poi? E se il tribunale dovesse dare ragione allitaliano? Sul tema giustizia sportiva rincuora però un inciso di Todt: «Voglio creare una commissione disciplinare indipendente. Le ultime controversie hanno aperto gli occhi alla gente».
Centotrentacinque voti e - su tutto e tutti - una sola grande certezza: Schumi. «Non escludo in futuro un ruolo per lui nella Fia, per me è come un figlio, ci sarà sempre un posto...
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