Cultura e Spettacoli

Montalbano, il commissario che fa evadere

L'Italia vera è così noiosa nella sua rappresentazione televisiva da costringere la gente a preferire le vicissitudini di un poliziotto che vince sempre

Montalbano, il commissario che fa evadere

Quasi tutta la stampa italiana ha commentato con ammirazione lo strabiliante successo riportato da un programma televisivo storico: Il commissario Montalbano, interpretato da Zingaretti. L'ultima puntata ha battuto ogni record di ascolto, undici milioni di persone inchiodate davanti al teleschermo per assistere alla fiction tratta dalle magiche pagine di Camilleri, scrittore siciliano inesauribile, abile come nessuno nel creare trame ordinarie eppure in grado di appassionare una quantità sterminata di famiglie italiane. L'autore è un genio. Si è addirittura inventato un linguaggio siciliano domestico che non si parla da nessuna parte, ma comprensibile in ogni luogo italiano, inclusa la Valle d'Aosta. Un lessico pieno zeppo di espressioni efficaci senza essere volgari: riflettono semplicemente la banalità delle conversazioni correnti, ricche di ammiccamenti, mezze frasi che alludono, dicono tutto e niente.Il telespettatore ascolta rapito, vuole capire cosa c'è dietro ma, in realtà, non c'è un tubo neanche davanti. Montalbano e i personaggi che lo contornano parlano come gli avventori di un qualsiasi bar nostrano, dove la comunicazione verte maggiormente su ciò che non è detto che non su quello che viene detto. Il margine lasciato all'immaginazione di chi ode le chiacchiere è ampio e ciascuno lo riempie con la propria fantasia. La forza del commissario consiste nell'incertezza dei fatti che egli deve affrontare, gialli, morti ammazzati, vicende oscure nelle quali si perdono tutti tranne lui, poliziotto atipico che si comporta come un vicino di casa, un uomo qualunque, onesto e incorruttibile come non ne esistono. Le puntate di Montalbano piacciono perché sono una fuga dalla realtà vissuta e offrono la visualizzazione, in forma credibile, dei nostri sogni: quelli di campare in una società elementare nei sentimenti e complicata nelle situazioni. Zingaretti è perfetto nella sua recitazione apparentemente dozzinale, ma non povera di umanità né di quest'astuzia che il popolo accredita agli investigatori arguti. Gli episodi si intrecciano al punto che coloro i quali li seguono perdono il filo logico che li connette. Nel groviglio degli accadimenti emerge il fascino irresistibile esercitato dai protagonisti della storia, che induce il pubblico a tenere gli occhi aperti e a rimanere in tensione con l'ansia di verificare come andrà a finire.Suppongo che siano soprattutto le donne ad amare Montalbano, che identificano in lui l'uomo del Sud virile e possessivo, un amante che popola le loro elucubrazioni erotiche inconfessabili (al marito), ispira desideri di evasione molto più del classico idraulico di matrice lombarda. Montalbano che abbraccia la bella Bergamasco in terrazza, che guarda il sottostante mare calmo o che nuota incurante delle onde minacciose: sono proiezioni oniriche che fanno vibrare l'essere femminile e lo inducono a considerare un uomo così adatto per evadere dal tinello, dai pannolini sporchi del bimbo, dai fornelli e dalle bollette dell'energia elettrica e intraprendere avventure eccitanti sulla spiaggia, lontano dalla squallida routine che abbruttisce le donne condannate a sbrigare le faccende domestiche.Rimane da capire - ed è più difficile - cosa trovino di interessante i signori maschi in uno sbirro dall'esistenza banale, impegnato a risolvere casi giudiziari distanti centinaia di chilometri da casa loro e dalla loro mentalità. Un mistero. Come è un mistero la folla impazzita per Don Matteo e per il Festival di Sanremo.

Ipotesi: l'Italia vera è così noiosa nella sua rappresentazione televisiva da costringere la gente a preferire le vicissitudini di un poliziotto che vince sempre.

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