Roma

Montebello, ancora off limits per i disabili

Michela Giachetta

«Una stazione, così come tutti i mezzi pubblici, o è adatta a tutti o non lo è a nessuno». La delegata del sindaco all’Handicap Ileana Argentin, a fine febbraio, non usò mezzi termini in occasione dell’inaugurazione della stazione Montebello, nuova, ma inaccessibile ai disabili per la mancanza di ascensori. Anzi, definì la situazione «molto grave». E oggi, sette mesi più tardi, a fine settembre, quella fermata della Roma-Viterbo «non è ancora adatta a nessuno»: gli ascensori non ci sono e il cantiere non è neanche partito. Le persone portatrici di handicap, dopo sette mesi dal taglio del nastro effettuato da Veltroni, non hanno ancora accesso alle banchine dei binari, posizionate al piano inferiore rispetto al parcheggio. Possono entrare nella stazione (c’è un chiaro cartello blu, che indica l’ingresso ad hoc, accanto a uno scivolo), ma l’uso di quella fermata, per loro, rimane off limits.
Eppure Veltroni, a fine febbraio, dichiarò sicuro: «Entro tre mesi saranno costruiti due ascensori per permettere l’accesso ai portatori di handicap». Nessun accenno a problemi di finanziamento tali da impedire la realizzazione delle strutture. Le sue parole non contenevano «se» di alcun tipo. «Gli ascensori ci saranno fra tre mesi». Punto. Ma già allora il presidente dell’Anthai, Giuseppe Trieste, si mostrava scettico: «Se hanno detto tre mesi vuol dire che prima di tre anni non se ne farà nulla. Ci sono le elezioni di mezzo, i tempi si allungheranno sicuramente. Mai una volta che sia stata rispettata una data per la realizzazione di strutture per l’handicap». A posteriori, Trieste aveva ragione, ma la cosa non gli dà alcuna soddisfazione. «È inammissibile - spiega oggi - che le leggi vengano disattese da chi deve farle rispettare. E non parlo solo del buon senso che dovrebbero avere tutti. Mi riferisco anche a norme scritte, a cominciare dalla Costituzione, che riconosce il diritto alle pari opportunità». «Ma proprio sulla questione degli appalti - aggiunge Trieste - c’è una legge specifica, la numero 13 del 1989, che prevede che non si possa iniziare un lavoro se nel capitolato di spesa non è compreso il denaro per le strutture dei disabili». Ma il nastro a febbraio è stato tagliato, anche se mancavano i fondi - che avrebbe dovuto stanziare la Regione - necessari alla costruzione degli ascensori, così come ammesso da Massimo Bianchini, ufficio stampa di Me.Tro, la società che ha la competenza sulla tratta: «È un problema di finanziamento - spiegò a febbraio -. Aspettiamo dalla Regione i soldi, senza i quali non possiamo mettere in funzione le strutture».
Oggi un passo avanti è stato fatto. Il denaro c’è. Quello che manca è l’ok da parte dell’Ustis, cioè l’organo preposto dal ministero dei Trasporti a dare il via ai lavori. Per Me.Tro, il cantiere potrebbe essere aperto fra quattro o cinque mesi, esattamente un anno dopo l’inaugurazione fatta da Veltroni. Difficile sapere quando chiuderà. Intanto, i disabili sono costretti a fare a meno di quella fermata, che, fra l’altro, secondo quanto dichiarato da un dipendente delle ferrovie, non costituisce un’eccezione sulla linea Roma-Viterbo. Più che altro la regola. «L’unica stazione che ha gli ascensori funzionanti è quella di Saxa Rubra - puntualizza il dipendente - Ma se qualche disabile dovesse avere problemi per salire o scendere noi siamo a disposizione, anche se il nostro lavoro, teoricamente, è un altro». Me.Tro spiega solo che «gli ascensori ci sono»: che poi funzionino o meno è un altro discorso. La società, però, assicura che «a breve partiranno dei lavori su tutta la tratta». A conclusione dei quali, forse, la linea sarà adatta a tutti.

O, ancora, a nessuno.

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