Montezemolo deluso da Prodi: «Governo ostile alle imprese»

Il leader degli industriali accusa: sulle tasse serve serietà. Il cuneo fiscale? Ancora non l’abbiamo visto

da Roma

«Questo governo merita 4». La frase è di Sergio Pininfarina, oggi senatore a vita. Risale a quasi 18 anni fa, quand’era presidente di Confindustria, ed era rivolta alla politica economica del governo De Mita. Dopo pochi mesi da quell’affondo, il governo De Mita cadde. Bisogna tornare a quel «4» di Pininfarina per trovare critiche più dure di quelle mosse da Luca Cordero di Montezemolo al governo Prodi. Senza mezzi termini, il leader degli industriali giudica «un eufemismo la scarsa coesione politica» della maggioranza. E ritiene che la «coalizione arcobaleno» - come l’Unione viene dipinta sulla stampa internazionale - mostri «una certa disattenzione, per non dire ostilità, nei confronti del mondo delle imprese».
Da un forum organizzato dalla Confagricoltura a Taormina, Montezemolo non fa sconti al governo. Accusa la classe politica «di lontananza» dai problemi reali. «Maggioranza ed opposizione si mettano d’accordo, non solo sull’indulto, ma sul futuro del nostro Paese». Ma, soprattutto, chiede serietà a Prodi e Padoa-Schioppa sulla politica economica. Ed in modo particolare, sull’extragettito.
«Erraro è umano, perseverare è diabolico. È la storia italiana», osserva Montezemolo per commentare il dibattito su come utilizzare le maggiori entrate. «Per prima cosa - dice - bisogna migliorare i conti pubblici, poi le infrastrutture; e solo quando sarà possibile, restituire parte delle tasse a chi le ha pagate regolarmente, come le imprese e chi lavora nelle imprese». Un profilo non troppo diverso da quello delineato dal Patto di Stabilità europeo: le maggiori entrate devono andare a riduzione del deficit. Confermato, nero su bianco, dal governo con la relazione unificata (la nuova versione della Trimestrale di cassa), ma smentito dalla discussione a cui partecipa lo stesso governo.
Il presidente di Confindustria, poi, si toglie anche un sassolino dalla scarpa: quello sul cuneo fiscale. «Non è un regalo alle imprese, ma serve per rilanciare la competitività del Paese». E precisa: «Comunque, le aziende non hanno ancora ottenuto niente perché il cuneo fiscale non è stato ancora approvato dall’Unione europea. E, anche ammesso che venga approvato, è solo la metà di quello che era stato pattuito».
L’intero intervento di Montezemolo a Taormina va nella direzione esattamente contraria a quella che il presidente di Confindustria smentisce: «Io in politica? ma siamo seri». Smentita che arriva dopo le indiscrezioni apparse sul sito Dagospia che davano per certa la sua partecipazione ad un nuovo partito «Italia futura». Al forum di Confagricoltura, Montezemolo osserva che in Italia ci sono «troppi partiti del “no”, troppi diritti di veto, troppa possibilità di far vincere il “no” rispetto a chi vuole fare le cose». Per superare l’impasse, il leader degli industriali ritiene che occorra una riforma istituzionale profonda, da realizzare attraverso una Commissione Bicamerale o una Costituente. «Ho il massimo rispetto della Costituzione, ma il mondo è cambiato. Anche i 10 comandamenti qualcuno li mette in discussione». Ripreso da Bruno Vespa, Montezemolo scherza: «Monsignor Vespa, non mi permetterei mai...».

E tornando serio, osserva: «La riforma dello Stato, all’interno della quale c’è anche la legge elettorale, è necessaria. Abbiamo uno Stato pesante, complicato, troppo vecchio. Chiunque sia il pilota di questa macchina, se il mezzo non è competitivo non si vince».

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