Montezemolo: «Non cancellate la Biagi»

Gian Battista Bozzo

da Roma

L’applauso più spontaneo - che rimbomba nell’auditorium dove Luca di Montezemolo parla agli oltre duemila industriali riuniti in assemblea - è quello per Marco Biagi. Un applauso convinto, la platea lo riserva alla richiesta di ripensare all’energia nucleare; un altro, ugualmente sentito, ai nostri soldati che mantengono la pace nel mondo. L’applauso liberatorio è dedicato ai costi esorbitanti della politica. Ma l’applauso politico giunge fragoroso quando il presidente della Confindustria dice: «Non mettiamo mano alle tante cose buone che già ci sono, solo perché sono state fatte da altri».
L’assemblea di metà mandato rappresentava per Montezemolo una molteplice sfida: bisognava superare Vicenza, che aveva messo a nudo le contraddizioni nel mondo imprenditoriale; bisognava dare un benvenuto non accondiscendente a Romano Prodi (presente in prima fila) e al suo nuovo governo, senza dimenticare le cose fatte dal vecchio; bisognava lanciare ai sindacati un messaggio «bastone-carota»: concertazione sì, ma nessun ritardo nella riforma dei contratti di lavoro.
Tutto questo ha fatto ieri Montezemolo. Ha aperto una linea di credito a Prodi e al suo governo, con qualche precisa avvertenza. La prima riguarda la legge Biagi: «La Confindustria difenderà la riforma del mercato del lavoro, che va completata con il capitolo degli ammortizzatori sociali. Vorremmo che si abbandonasse la falsa equazione tra flessibilità e precarietà». Una seconda avvertenza riguarda i conti pubblici: «Il risanamento deve essere perseguito con il contenimento della spesa, e nelle spese da tagliare vanno preservate quelle che favoriscono la crescita». Terzo, le infrastrutture: «Sulle grandi opere ci aspettiamo uno scatto in avanti. Le infrastrutture, la Tav, i grandi corridoi non possono essere una questione rimessa al consenso di ambiti locali, sono temi determinanti per lo sviluppo di tutto il Paese». Infine, il lungo capitolo del fisco. «Il cuneo fiscale e contributivo è oggi - ricorda Montezemolo - pari al 106,1% della retribuzione netta. Serve una terapia d’urto». La Confindustria propone un taglio di 10 punti nell’arco della legislatura, almeno 5 punti subito «per consentire alle imprese di agganciare la ripresa internazionale». I benefici della riduzione fiscale devono essere destinati «per larga parte alle imprese, non per favorire i loro redditi ma la competitività».
I segnali di ripresa ci sono, conferma il presidente degli industriali richiamando le indicazioni formulate nelle scorse settimane dal governatore di Bankitalia Mario Draghi, anch’egli in prima fila nell’auditorium. Le imprese si stanno riposizionando sui mercati internazionali, non così il resto del Paese. «Vedo nel mondo molti italiani al lavoro, ma vedo poca Italia», osserva Montezemolo. La ripresa va dunque consolidata, evitando che sia solo un «fenomeno effimero». Questo è il compito che spetta a imprese, sindacati, governo. La scorsa stagione sindacale è stata caratterizzata da «numerose occasioni perdute». Sulla riforma delle relazioni industriali, la Confindustria non accetterà ulteriori rinvii, né veti: «L’iniziativa riprenderà presto. Auspichiamo una posizione unitaria del sindacato: non l’attenderemo all’infinito». L’obiettivo è la ripresa e la liberalizzazione del mercato, gravato da una pesante presenza pubblica, da una burocrazia asfissiante, da insopportabili costi della politica.
La richiesta di Montezemolo di non azzerare le riforme fatte dal governo uscente («e meno male...», commenta Silvio Berlusconi) trova attenzione in Pierluigi Bersani. Davanti alla platea confindustriale il neoministro dello «Sviluppo economico» risponde: «Non ci muoveremo nella logica della distruzione creativa, o dell’anno zero, ma con la logica del buon senso». Bersani annuncia i primi interventi sul mercato energetico già dalla prossima settimana, e promette di riprendere il cammino delle liberalizzazioni. Dal palco dell’auditorium, infine, Romano Prodi rilancia la concertazione, un «confronto franco fra parti sociali e governo». Dal taglio del cuneo fiscale, aggiunge il presidente del Consiglio, trarranno vantaggio le imprese più efficenti. E rassicura: «Non anteporremo gli interessi di azionisti in alcune imprese (pubbliche, ndr) all’interesse di procedere sulla strada del mercato e della concorrenza».

L’Italia «ce la può fare, ma sfruttando le proprie particolarità e non adeguandosi a modelli altrui», conclude Prodi. Un riferimento, neppure tanto velato, ai numerosi richiami di Montezemolo ai buoni risultati del governo di Angela Merkel in Germania.

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