da Roma
Forse andranno ancora una volta sbianchettati i libri di storia. Con la storia minuta di quei 35 giorni che non sconvolsero lItalia. Ma lhanno riempita di chiacchiere, occupando colonne e colonne di informatissimi retroscena sui giornali. Il 24 maggio del 2007 - così scriveranno i posteri -, senza che neppure il Piave mormorasse, il capo degli industriali fece capire alla Nazione prostrata che unancora di salvezza esisteva. Lui medesimo, Luca Cordero di Montezemolo, nome sufficientemente lungo per un Paese con le pezze dove non batte il sole. «La discesa in campo di Mr. Ferrari» e «Il Manifesto di Luca» furono i termini più abusati e terra terra per esprimere il sogno racchiuso in tanti salotti buoni, redazioni comprese. Senza che il presidente Fiat e Confindustria, per la verità, avesse fatto nulla più che lultima relazione annuale allAssemblea degli industriali.
La «nuova Italia di Luca». In trentacinque, noiosissimi giorni di retroscena sulla scalata dei «Migliori» a Palazzo Chigi, siamo già passati alla «nuova Italia di Walter». Veltroni, beninteso, il direttore sportivo che soltanto i modellini di Ferrari Testarossa risparmiò alla stagione dei gadget in edicola con «LUnità». Laltroieri, avvicinato alluscita di Montecitorio, CdM (laffettuoso nickname di cui fu gratificato Cordero di Montezemolo) era visibilmente spazientito dai microfoni dei cronisti. Non vedeva lora di togliersi da quella calura insopportabile per riguadagnare laria condizionata dellammiraglia. Ma quando, invece delle solite domande oziose, un giornalista gli evocò levento veltroniano, CdM sorrise, aggiustò il ciuffo cascante e mostrò tutto il suo interesse. «No, non potrò parteciparvi, purtroppo. Però leggerò con estrema attenzione la relazione».
Il tempo di ascoltarla in tivù, o farsela raccontare, e da CdM è arrivato il via libera a Walter. «La sua è una candidatura importante», ha fatto sapere ieri nel dietro le quinte dellassemblea degli industriali friulani. Ma soprattutto il discorso è piaciuto, era quello che si voleva, «può aprire una nuova stagione nei rapporti tra la politica e la società civile». Dopo lassemblea di Confindustria di maggio, ha spiegato, «poche personalità politiche sono entrate nel merito delle questioni da noi sollevate». Veltroni è uno dei pochi che lha fatto, e bene. Anzi, «molto bene: la sua relazione rappresenta una spinta verso quel cambiamento che abbiamo sollecitato con analisi e proposte, e che vediamo con soddisfazione essere condivise e riprese...». Una folgorazione, linopinata seduzione di un discorso forte, nel quale «mi ha fatto piacere sentir parlare di merito, concorrenza, rischio, innovazione, scuola». Ma anche la capacità attrattiva di un uomo che incarna una «politica forte, perché forti sono le sue idee, le soluzioni che propone, gli scenari che offre al Paese, e nel quale mobilita le passioni». È di questo, sostiene CdM, ciò di cui «tutti noi della società civile sentiamo il bisogno».
La Risorsa del Paese, il Migliore della «società civile» e industriale, già accodato al Migliore dei politici su piazza. In soli trentacinque giorni (anche meno, se non si vuol immaginare una cordiale entente tra i due fin dallinizio). E Veltroni? Di fronte allo smaccato abbraccio del Cavallino rampante, il sindaco di Roma non si è scomposto, non avendo tra laltro ciuffi da smuovere. «Mi ha fatto molto piacere, perché è una persona che stimo e apprezzo», ha ringraziato Veltroni. Senza trascurare, ovvio, di dare un colpo alla botte di sinistra, dopo che al cerchione confindustriale. «Mi ha fatto anche molto piacere la testimonianza di Carlo Azeglio Ciampi, una persona cui sono particolarmente affezionato e che ammiro tantissimo...». Ineguagliabile Walter.
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