Politica

Montezemolo: "Lo Stato non scelga gli azionisti di Telecom"

Dopo il ritiro di At&t Montezemolo striglia governo e Authority: il cambio di regole in corsa riduce gli investimenti stranieri, la politica resti fuori dal mercato

Montezemolo: "Lo Stato non scelga gli azionisti di Telecom"

Roma - Il governo non deve interferire nella gestione di un’impresa privata: ne va della credibilità dell’Italia. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, non ha tardato nel far sentire la propria voce dopo il ritiro dell’americana At&t dalla contesa per Telecom. «Non è compito dello Stato, e tantomeno della politica - ha argomentato Montezemolo da Bologna - stabilire chi debba essere l’azionista di un’azienda o influire sulle scelte di questo azionista. Questa decisione spetta al solo mercato e il mercato premia da sempre chi paga e offre di più».
Anche questa volta al presidente del Consiglio, Romano Prodi, saranno fischiate le orecchie. Perché il leader di Viale dell’Astronomia non è nuovo a queste prese di posizione e già nello scorso settembre aveva stigmatizzato la «desolante invadenza del pubblico in economia» e gli scenari proposti dal piano Rovati. Né va dimenticato che l’azionista di riferimento dell’operatore tlc, Marco Tronchetti Provera, proprio in Confindustria aveva trovato a quel tempo la più viva espressione di solidarietà.
Allo stesso modo, ieri Tronchetti ha affidato al quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore il proprio sfogo con un «li hanno fatti scappare». E, contestualmente, Montezemolo ha ripetuto che in un’economia di mercato chi governa non può muovere le pedine a proprio piacimento sullo scacchiere finanziario né adombrare nuove Iri.
«Lo Stato - ha sottolineato il presidente degli industriali italiani - se vuole evitare i rischi di abusi o dare alle imprese obiettivi strategici, ha una strada molto semplice che è quella della regolamentazione attraverso le competenze delle autorità garanti». Ma il governo Prodi in questa vicenda, così come nella partita Autostrade-Abertis, ha recitato più parti in commedia tranne quella dell’osservatore imparziale.
Il Professore, la sua maggioranza e perfino le autorità indipendenti si sono comportati come i giudizi del Sant’Offizio che hanno processato Galileo, ancora convinti che il sole dell’economia girasse attorno alla terra politica. E Montezemolo lo ha fatto notare: «Le reazioni preoccupate delle forze politiche e il comportamento delle Authority dimostrano una grande e per certi aspetti una grave confusione sul ruolo che lo Stato deve avere».
Un Hellzapoppin dalle gravi conseguenze. «Il cambiamento delle regole, o meglio le regole poco chiare, ancor di più cambiate in corsa, portano inesorabilmente alla perdita di credibilità e a un’ulteriore riduzione degli investimenti stranieri in Italia che non sono mai stati così bassi come oggi», ha concluso. Non è la sola stoccata che ieri il presidente di Confindustria ha riservato al governo. In tema di bonus fiscale ha ribadito che le maggiori entrate sono da destinarsi alla riduzione del debito.
Il silenzio di Palazzo Chigi è stato interrotto solo dal viceministro dell’Economia, Roberto Pinza. «Ogni volta che dobbiamo fare una grande operazione, abbiamo imprenditori che quei soldi non li hanno», ha detto. Ma, come ha ricordato Tronchetti, anche a Viale dell’Astronomia sanno che Telecom potrebbe fare la stessa fine di Rcs e di Montedison.

Nonostante sia una società sana.

Commenti