Mezz’ora d’introduzione preliminare e poi quasi due ore e mezza per rispondere alle domande dei giornalisti. La conferenza stampa di fine anno di Monti è una vera e propria maratona. Che inizia con il Professore in cattedra come ai vecchi tempi a spiegare l’andamento dello spread grazie ad un grafico proiettato alle sue spalle e prosegue con una perfetta miscela tra termini tecnici, qualche battuta ironica e alcuni affondi. Monti saltella dal «benchmark » alle «best practices» passando per il «surfing» e il «long term»,confermandosi tecnico a tutto tondo. Ma poi, passati neanche due mesi dal suo arrivo a Palazzo Chigi, deve in qualche modo arrendersi anche lui ai vizi della politica. E se da una parte decide di pungolare un po’ Berlusconi e un po’ il Pdl forse per ribattere alle dure critiche arrivate sulla manovra, dall’altra tende una mano a Di Pietro invitandolo di fatto a sostenere nuovamente il governo come fece il giorno della fiducia. Il tutto, ovviamente, con una certa dose di prudenza e molte sfumature. Dietro le quali, però, si scorge un deciso tentativo di allargare la maggioranza. E, chissà, forse anche la preoccupazione per la corposa emorragia di voti in Parlamento visto che in poche settimane alla Camera si è passati dai 556 «sì» che a metà novembre hanno dato all’esecutivo una fiducia bulgara ai «soli» 402 favorevoli sul decreto «Salva-Italia».
E forse è anche questa la ragione di un Monti piuttosto prudente sulla cosiddetta «fase due».«Sono consapevole di aver chiesto molti sacrifici », dice il premier. Però, «abbiamo messo i conti pubblici in sicurezza » e «nessuno pensi che occorra un’altra manovra». Finora, insomma, «abbiamo fatto atti dovuti » e ora «passeremo a quelli voluti ». Un pacchetto di misure che il Professore battezza con il nome di «Cresci-Italia». Liberalizzazioni e riforma del lavoro, spiega, «andranno di pari passo». E sulle pensioni «faremo di tutto per evitare tensioni ». Con uno scadenzario: la prima tranche si concluderà entro il 23 gennaio,mentre la riforma del lavoro sarà varata prima dell’Eurogruppo di febbraio.
Non saranno «provvedimenti calati dall’alto», assicura, ma «ci sarà un confronto con le forze politiche, sindacali e sociali». Monti, però, non va oltre qualche scarno titolo, guardandosi bene dall’entrare nel merito dei provvedimenti.
Anche questo, forse, il segnale di un governo che per quanto fieramente tecnico possa essere non può pensare di astrarsi dalle liturgie della politica. D’altra parte, sono settimane che il Pdl chiede di «concordare» le prossime misure minacciando di sostenere provvedimenti «a scatola chiusa». E dunque prima di addentrarsi nel merito Monti ha bisogno di un giro di tavolo con i partiti che sostengono il suo governo. Con il rischio che proprio con il Cavaliere possa aprirsi un faticoso tira e molla.D’altra parte, non è un segreto che sia proprio il Pdl il partito che digerisce meno il sostegno al Professore tanto che sono stati ben 70 i deputati pidiellini che non hanno votato la manovra. Ecco,forse, il perché dell’affondo a Berlusconi. Che, ricorda Monti, il 23 dicembre 2010 disse che non sarebbe servita una manovra correttiva mentre «nel frattempo ne sono state necessarie cinque e solo l’ultima porta la mia firma».
Ci sta, dunque, l’apertura a Di Pietro. Che- al netto del Monti-style- è quasi plateale. Solo due giorni fa, infatti, il leader dell’Idv invitava il premier a «promuovere presto delle misure anti-corruzione». E la risposta, pur senza citare Di Pietro, arriva a stretto giro. «Stiamo lavorando con il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi e quello della Giustizia Severino sul fronte della lotta alla corruzione», spiega il Professore. Con un corollario: «Ho l’impressione che ci sia una forza politica che vorrebbe poter avere motivi per sostenerci anche se dopo la fiducia iniziale non ci ha più sostenuto». Il «siamo pronti ad accoglierli» resta tra le righe ma è piuttosto esplicito. Anche se la risposta di Di Pietro è eloquente e per nulla in linea con il Monti-style: «Continua la politica delle televendite del presidente del Consiglio che magnifica i suoi decreti dandogli lui stesso il nome: da “Salva-Italia” a “Cresci-Italia” e in questo caso nemmeno ci ha detto come vuol crescere». Che tradotto significa che l’Idv non ha alcuna intenzione di appoggiare il governo.
Di cui Monti difende la natura squisitamente tecnica. Se poi alcuni ministri (come Riccardi) hanno espresso la loro visione politica lo hanno fatto «a titolo personale» e «lederei alcuni principi della Costituzione se volessi impedirglielo».
Certo, aggiunge, «se vedessi che questo può pregiudicare la nostra missione farei presente le mie perplessità ».Scettico,invece,sull’ipotesi che qualcuno dei suoi ministri possa candidarsi alle elezioni del 2013: «Non ne ho la minima idea, ma per quanto percepisco non c’è nulla».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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