Monti oggi a Strasburgo all'esame Merkel-Sarkò Altro stop sulle poltrone

Il premier oggi a Strasburgo per rassicurare la Ue sulla tenuta dei conti pubblici. Viceministri e sottosegretari, spunta l’ipotesi "cabina di regia" per tecnici d’area

Monti oggi a Strasburgo  all'esame Merkel-Sarkò Altro stop sulle poltrone

nostro inviato a Strasburgo Oggi è probabile che sia il pro­fessor Monti a dover sciropparsi la lezioncina del duo Merkel-Sarkozy. Il premier infatti vola a Strasburgo per un faccia a faccia con la cancelliera di ferro e col pre­sidente francese con due gravosi obiettivi. Il primo è quello di rassi­cura­re i due che l’Italia è pronta a fa­re i sacrifici necessari e a raggiunge­re il pareggio di bilancio nel 2013, diventando così «virtuosa».

Il se­condo è quello di scalfire la ritrosia di Berlino nell’adottare gli euro­bond: arma che difenderebbe tutti dalla speculazione ma alla cui ipo­tesi la Merkel continua a contrap­porre un secco «nein». Anche ieri è stata chiara: «Non funzioneranno. E con la socializzazione del debito non si risolve il problema». In sostanza il ragionamento di Frau Merkel è il seguente: con gli eurobond i Paesi con un debito gi­gantesco ( quali l’Italia)non sareb­bero motivati a mettere in ordine i loro conti; e poi perché i tedeschi dovrebbero pagare il conto di chi ha scialacquato? Stessa linea del­l’Eliseo. Monti si fa forte, però, non solo dell’appoggio di tutti quegli Stati che si trovano nella nostra si­tuazione (i cosiddetti Pigs o «Stati maiali»: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) ma anche delle istituzioni europee, Barroso in te­sta.

Il quale anche ieri è tornato a implorare che si discuta di euro­bond «senza dogmi». Probabil­mente sul tema si cercherà di arri­vare al compromesso dei cosiddet­ti «project bond», ossia emissioni obbligazionarie per finanziare sin­goli progetti (strade, ponti, ferro­vie, eccetera) piuttosto che per fi­nanziare i debiti. L’arma di Monti è quella di mettere in guardia Berli­no e Parigi di una possibile implo­sione dell’euro.

Eventualità che non salverebbe nessuno: né la Ger­mania, né tantomeno la Francia, oggi contagiata dalla crisi specula­tiva e a rischio perdita della tripla A. Inoltre incombe la recessione. E senza crescita tutta l’Europa ri­schia il collasso. Sarà battaglia sot­terranea, oggi. E sarà una corsa contro il tempo nei prossimi mesi per dar seguito alle rassicurazioni sul nostro Paese. A questo scopo il premier ieri è stato ricevuto da Na­politano e ha avuto un incontro con i presidenti di Senato e Came­ra, Schifani e Fini, per mettere a punto il suo piano di battaglia assie­me al ministro Piero Giarda.

La sua idea è quella di istituire una sorta di camera di regia per rendere più agevole il lavoro parlamentare quando da Palazzo Chigi planeran­no­in Parlamento le misure econo­miche. Il terrore di Monti è quello di rimanere invischiato nei gangli di un ingranaggio che può essere le­tale. La maggioranza che sostiene il governo è infatti anomala è ogni provvedimento può scontentare l’uno o l’altro schieramento.

Se i ri­spettivi veti dovessero avere la me­glio, la corsa di Monti si tramute­rebbe in un inciampo continuo. Un incubo, insomma. Come un incubo sembra essere la partita dei sottosegretari. Giran­dola di voci sui nomi ma punti certi ce ne sono pochi, tra cui il numero (8 viceministri e 20 sottosegretari) e il fatto di scegliere tecnici-d’area. Ed è su quell’«area»che l’intesa tar­da ad arrivare. Un nodo, quello del­l’organigramma, che però va sciol­to­ in fretta per garantire che la mac­china di Monti, accesi i motori, in­grani la marcia.

La sensazione è che il tutto slitti alla prossima setti­m­ana anche perché domani piom­beranno a Roma gli ispettori della Ue, guidati dal commissario agli Af­farimonetariOlliRehn, che vorran­no vedere carte (e cifre) di Monti.

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