Roma Otto lunghe ore di Consiglio dei ministri durante il quale la prima cosa a essere davvero liberalizzata è la bozza del decreto all’esame di Palazzo Chigi. In poche ore ne escono ben quattro, mentre si rincorrono voci di un rinvio di 48 ore del via libera definitivo al provvedimento. Otto ore in cui viene letto l’intero testo sulle liberalizzazioni, articolo per articolo, comma per comma. Con i ministri a dire la loro punto per punto. Un po’ il lavoro che solitamente è affidato ai capi di gabinetto e agli uffici legislativi dei diversi ministeri. Otto ore durante le quali sono anche molti i contatti con il Quirinale da una parte e con i partiti che sostengo il governo dall’altra. D’altra parte, che Mario Monti sia deciso a «trattare» prima che il decreto arrivi in Parlamento così da evitare che venga di fatto «riscritto» non è un mistero.
Poi è il presidente del Consiglio a mettere la faccia su quella che lui stesso chiama «fase due» dell’esecutivo. Prima con una conferenza stampa a Palazzo Chigi e poi con un’intervista televisiva a Otto e mezzo su La7. Con un’accortezza. Monti, infatti, ci tiene a coinvolgere nell’azione del suo governo quanti più soggetti possibili. Un modo per irrobustire un esecutivo che sta affrontando le prime proteste di piazza, da quella delle categorie colpite dal decreto liberalizzazioni a quella siciliana. E quindi grazie al presidente Napolitano «come sempre attento e per noi di grandissimo incoraggiamento», ma anche ai partiti che sostengono il governo perché le loro «valutazioni» sono «di grande importanza».
Apprezzamenti, in qualche modo, anche per il precedente esecutivo. Perché non è certo un caso se il premier si spinge a dire che «i provvedimenti del ministro Profumo sono sulla linea del ministro Gelmini, come quello che Barca sta facendo è molto sulla linea degli sforzi del ministro Fitto». Nessuna polemica, poi, con un Silvio Berlusconi ieri piuttosto critico («la cura Monti non dà frutti», ha detto il Cavaliere). Anzi, il premier in qualche modo «abbraccia» il suo predecessore: «Il presidente Berlusconi, con cui parlo abbastanza spesso e che di tanto in tanto incontro, mi dà segnali incoraggianti e anche consigli».
Un’uscita certamente non casuale e il cui sottotesto è piuttosto esplicito: il Pdl e il Cavaliere stanno partecipando attivamente alle scelte del governo. Chissà se la cosa avrà messo di buon umore l’ex premier.
Quel che è certo è che Monti si sente piuttosto sicuro della maggioranza che lo sostiene. Tanto che l’ipotesi di una crisi di governo non la considera «un’eventualità all’orizzonte». E non è affatto preoccupato dalla possibilità di un «calo di consensi» perché l’importante è «fare cose utili per il domani» e i consensi «non ci servono visto che non ci presenteremo alle elezioni». Il premier, dunque, è soddisfatto dal decreto sulle liberalizzazioni. Perché - ironizza - nonostante le sue spalle siano «curve» per il peso di «un debito pubblico accumulato in decenni», ci sono «stime dell’Ocse e di Bankitalia che dicono che se l’Italia arriva ad un grado di flessibilità come c’è negli altri paesi ci sarà un aumento della produttività del 10% nei prossimi anni e, grosso modo, del 10% anche del prodotto».
Il pacchetto, aggiunge poi, interviene «praticamente su tutte» le categorie e riguarda anche «i poteri forti». «Nessuno potrà dire - ribadisce il premier durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi - che ce la siamo presi con i piccoli e deboli e abbiamo lasciato perdere i poteri forti». E dai poteri forti nell’intervista a Otto e mezzo si passa alla massoneria.
«Confesso, ed è una mia lacuna, che non so cosa sia. So di non essere massone», dice Monti. Che aggiunge: «Non so come valutare i massoni, come accorgermi se uno è massone. È una cosa che per una persona abbastanza banale e concreta risulta un po’ evanescente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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