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Montolivo, uno sprazzo di luce

MARCHETTI 6. Gli è toccato solo l’atto di presenza. Anche sul gol. Incolpevole, ma poteva venirgli il dubbio che l’azione stava prendendo una brutta piega.
ZAMBROTTA 6,5. Tanto correre per niente. Dev’essere demoralizzante, soprattutto per uno che ha riscoperto l’elisir di lunga vita proprio al mondiale. Mai visto così arrembante nel Milan. Lui ha le idee chiare, gli altri meno.
CANNAVARO 5. Sarà un caso se nei due gol finora subiti dagli azzurri ci infila sempre qualche bambanata? Anche stavolta svirgola per rimediare ad un precedente errore. E la pezza è peggio del buso. Continua a raccontare la sua storia da ex difensore.
CHIELLINI 6. Il miglior centravanti della nostra nazionale ieri s’è perso il testolone d’oro. Ci ha provato, ma i neozelandesi sono niente male come muri. E menano quanto lui. Difensivamente in vacanza (dov’erano gli avversari?), come attaccante non è stato brillante.
CRISCITO 6. Sembra un pony, più che un puledrone pronto a devastare la fascia. Alla lunga gli è venuta la lingua fuori. Non è il classico terzino d’ala, ma ci prova. Giocatine pulite, cose da scolaretto: figlio di una carestia calcistica che attanaglia il nostro calcio di sinistra.
PEPE 6,5. Tutti vedono e pensano: fra tante mammolette, questo se la cava niente male. Corre, ci prova, si infila negli spazi come dovrebbe l’ala di una squadra che cerca di produrre calcio e reti. E, infatti, Lippi lo caccia via dopo il primo tempo. Non ha fatto quel che gli chiedevo io, racconta. Meno male, visti gli altri.
dal 1’ st CAMORANESI 5. Un altro ex, non solo della nazionale. Dimostra che il ct ha torto a fidarsi di lui. Sbaglia una quantità industriale di passaggi, ci prende al tiro e in qualche rara giocata. Servivano cross: qualcuno glielo avrà detto? La forma è scarsa, la voglia di correre minima, la classe ancora tanta. Ma serve per l’album dei ricordi.
DE ROSSI 6. Non ti tradisce. Si procura un rigore d’astuzia. Quando parla è realista, quando gioca si gratta la crapa. Come a dire: ma così dove andiamo? Corre sperando nella buona sorte e propone a Iaquinta un pallone che chiama il gol. Buttato.
MONTOLIVO 7. Uno sprazzo di luce sul futuro. Corre come un Antognoni nuova formula. Sarà che la Fiorentina genera buon sangue. Ci mette la personalità ed anche il tiro. È l’unico a provocar brividi veri ai neozelandesi. Quest’anno ha fatto un salto di qualità e ce ne mostra tutte le positività. Anche nel modo di andare ad aiutare i compagni in difficoltà o di far partire qualche apertura da calciatore piedi buoni e cervello lucido. Cosa ormai rara nel nostro pallone. E come tutti i giocatori che valgono, ti lascia da una parte o dall’altra del rivo: pro o contro, senza mezze misure.
MARCHISIO 5. Ci vorrebbe un buon papà che gli dica: vieni via da qui, che non c’entri niente. Costretto a giocare in zone non sue, da comprimario senza licenza di entrare nel cuore della squadra e della partita. Anonimo, ma non solo per colpa sua.
dal 16’st PAZZINI 5,5. Tocca pochi palloni, si avventa in area appena può. Se avesse qualcuno pronto a fargli un cross decente, magari...
GILARDINO 4. Se lo vedesse Brunetta... Non proprio fannullone, ma assente e assenteista. In 135 minuti (una partita e mezza) l’avete visto mai? Utilità zero, tiri in porta zero, visibilità per i compagni zero. Ma perché non ascolta la moglie? E pensa all’asilo del bambino.
DI NATALE 5,5. Povero Totò, sogna la rete ma trova un muro e ci sbatte contro. Lippi lo mette nelle condizioni peggiori: lontano dalla porta, mai abbastanza vicino al centravanti e senza nessuno che sappia innescare il suo giocare sotto porta. Ha qualità, ma non è Messi e nemmeno un Bruno Conti. Sa far gol e poco altro. Entra e spara subito un tiro. Dici: meno male. Almeno lui. Poi lo prende il virus della squadra. E addio.
IAQUINTA 6. Segna il rigore, gli vale il merito. E la statistica parla per lui: ne ha segnati 17 su 19. Bel cecchino. Si infila dappertutto facendo a spallate con i bestioni difensivi: faticaccia! Infila qualche tiraccio che non depone sulla vena killeristica.
LIPPI 5. Più lucido nel parlare che sulla panca. Servirebbe il contrario. Gilardino punisce la sua testardaggine. Vuol dimostrare che i suoi prediletti servono (Camoranesi ecc...) e ne esce male. Continua a dire che mancano i gol, ma gli attaccanti li ha scelti lui e gli ispiratori (quali?) pure. Racconta bene le barzellette: vedi quella sull’esclusione di Pepe.
Arbitro Batres 5.Un amicone quando vede il rigore di De Rossi.

Lascia dubbi sul gol convalidato alla Nuova Zelanda, ma Cannavaro dovrebbe aver rimesso in gioco l’avversario.

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