Moody’s in preallarme per i conti di Unicredit

La Casa americana taglia le proprie previsioni sul gruppo da «stabili» a «negative». Pesa il rischio di nuove svalutazioni. L’incognita Hvb

da Milano

La salute di Unicredit rischia di peggiorare. Ne è convinta Moody’s che nella serata di ieri ha messo sotto osservazione la superbanca guidata da Alessandro Profumo tagliando le proprie stime (in termini di outlook) da stabile a negativo. Meno della piena bocciatura subita di recente da colossi come Ubs, Royal Bank of Scotland o Citigroup (tutte costrette a ricorrere a maxi-aumenti di capitale), ma è comunque l’ennesimo brutto segnale per il gruppo di Piazza Cordusio.
Già a fine aprile Profumo aveva, infatti, dovuto correre ai ripari anticipando qualche stralcio della trimestrale nel tentativo di rassicurare gli analisti davanti ai problemi denunciati dalla controllata tedesca Hvb. L’intera fotografia a fine marzo sarà mostrata agli analisti domani mattina, ma in Piazza Affari la diagnosi di Moody’s promette di risolversi da subito in un «contagio» da mutui supbrime per il titolo Unicredit. Ieri in balia (meno 1,8% la chiusura in Borsa) delle voci, rilanciate dalla stampa tedesca, di un allarme utili da parte di Hvb, che è probabile archivi il primo trimestre in rosso a causa della crisi che sta investendo i mercati internazionali.
Congiuntura difficile che ha indotto anche Moody’s a rivedere la propria pagella, tagliando l’outlook della superbanca e delle collegate Banca di Roma e Bipop Carire. Giudizi a parte, sono le ragioni portate da Moody’s a supporto delle proprie scelte a denunciare una eco sinistra: le variazioni apportate, spiega l’agenzia Usa, prendono infatti in considerazione la «modesta adeguatezza patrimoniale» del supergruppo. Riflettono il timore che i livelli di capitalizzazione non si rafforzino a sufficienza o, addirittura, possano indebolirsi «a fronte di potenziali ulteriori svalutazioni sull’esposizione nei crediti strutturati, leveraged buyout o altre aree di rischio».
Quasi un avvertimento per Unicredit che di recente ha annunciato un intervento di pulizia da 650 milioni sul proprio portafoglio di crediti strutturati (15,8 miliardi a fine 2007, di cui la gran parte concentrato in Hvb), oltre ad altre svalutazioni da 350 milioni sui corporate bond. Ecco perché Moody’s «monitorerà» la situazione. Sia perché i ratio patrimoniali di Piazza Cordusio (Tier 1 a 6,54% e Core tier 1 a 5,83% a fine 2007) sono «modesti» rispetto a quelli di altre concorrenti che godono degli stessi giudizi. Sia perché ogni significativa riduzione dei coefficenti rischia di renderli incompatibili con la pagella attuale.

In questo momento Unicredit è quindi molto vulnerabile per Moody’s che come uniche concessioni riconosce che il gruppo «continua a mostrare una generazione di utili solida e diversificata, nonchè un positivo livello di redditività e buone misure di efficienza». Tra gli elementi positivi anche i «buoni progressi» compiuti nella strada per l’integrazione di Capitalia.

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