Moody's minaccia l'Italia: il rating è a rischio Juncker: "La Grecia può contagiare l'Europa"

L’agenzia Usa mette i conti pubblici nel mirino: pesano la bassa crescita e i dubbi sui tagli al deficit. Grecia: Germania e Francia trovano l’accordo sugli aiuti. E Papandreou vara il rimpasto. Il presidente dell'Eurogruppo lancia l'allarme per Italia e Belgio

Moody's minaccia l'Italia: il rating è a rischio 
Juncker: "La Grecia può contagiare l'Europa"

Moody’s minaccia di taglia­­re la pagella dell’Italia. Il possibi­le colpo di accetta ha preso for­ma in tarda serata, quando la principale agenzia di rating al mondo ha confermato l’attuale valutazione «Aa2», ma ha avvi­sato di un possibile futuro taglio nel caso in cui l’Italia non riesca a far fronte ai propri problemi. In particolare le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolez­ze st­rutturali e un probabile au­mento dei tassi di interesse; i ri­schi collegati ai piani di consoli­damento dei conti pubblici e quelli dovuti al cambiamento delle condizioni di finanzia­mento per i Paesi europei mol­to indebitati. Meno di un mese fa, Standard & Poor’s, aveva ta­gliato a negativo l’outlook sul­l’Italia. Il fulmine Moody’s è arrivato al termine di una giornata di mercato tutta rivolta al caso Gre­cia. Per la quale, a parte il fune­sto vaticinio dell’ex numero uno della Fed, Alan Greenspan («La bancarotta della Grecia è quasi certa»), si moltiplicano gli sforzi per risolvere la crisi. Do­po le lacerazioni interne del­l’esecutivo, George Papandre­ou, ha mandato in porto il rim­pasto di governo: serve per ave­r­e la forza necessaria a far digeri­re alla nazione le misure di au­sterity. E ancora: Francia e Ger­mania hanno trovato la conver­genza sull’ipotesi di coinvolge­re i creditori privati, ma solo su base volontaria, nel salvataggio del Paese mediterraneo. Insomma: la Grecia resta un rompicapo di difficile soluzio­ne, ma almeno due tessere del puzzle sono state collocate. E i mercati, dopo giorni di pessimi­smo, hanno subito fiutato la possibilità di un happy end, con l’improvviso restringimen­to degli spread (quello tra Btp e Bund è sceso a 173 punti base dagli oltre 200 di giovedì scor­so), la discesa dei rendimenti sui sirtaki-bond (i tassi sul bien­nale sono crollati di 145 punti base al 28,21%) e il rialzo delle Borse europee (a cominciare da quella di Atene, +3,8%, men­tre Milano è salita dell’1,23%), sostenuto dal rally dei titoli ban­cari, i più bersagliati dalle vendi­te per i timori del crac greco. È evidente che l’accordo rag­giunto tra il presidente france­se, Nicolas Sarkozy, e il Cancel­liere tedesco, Angela Merkel, spiana la strada all’Eurogrup­po, chiamato a sbloccare tra do­mani e lunedì la quinta tranche (12 miliardi di euro) del prestito da complessivi 110 miliardi con­cesso l’anno scorso. Altrettanto certo è il passo indietro compiu­to da Berlino sulle modalità di intervento.L’adesione del setto­re privato al piano di salvatag­gio- bis della Grecia «sarà solo volontaria, al momento non ci sono basi legali per una parteci­pazione obbligatoria», ha spie­gato la Merkel. L’asse franco-te­desco si è dunque ricomposto nella convinzione che ormai non ci fosse più tempo e anche per allontanare il sospetto, ha detto Sarkozy, di voler «creare un evento creditizio (cioè un de­­fault, secondo il gergo tecnico, ndr)». La base da cui partire è la cosiddetta “iniziativa di Vien­na“, l’intesa messa a punto nel 2008 per aiutare i Paesi dell’Est che prevedeva il rinnovo dei prestiti da parte delle banche creditrici. Essendo «materie estremamente tecniche», ha precisato Sarko, toccherà alla troika composta da Ue, Fmi e Bce preparare il piano, forse en­tro la fine di agosto. Modalità, tempi e limiti dell’intervento dei privati sono infatti ancora tutti da stabilire. Al resto, dovrà pensarci la Grecia, sollecitata da Parigi e Berlino al rispetto degli impe­gni di risanamento assunti. Una volontà confermata da Pa­pandreou in una telefonata al premier italiano, Silvio Berlu­sconi. Il nuovo governo dovrà ottenere la fiducia in Parlamen­t­o entro la mezzanotte di marte­dì. Il premier Papandreou ha af­fidato il ministero più delicato, quello delle Finanze, a Evange­los Venizelos, ex titolare della Difesa e veterano del Pasok.

Pro­fessore di diritto costituzionale, ex rivale dello stesso capo di go­verno nella corsa per la leader­ship del partito socialista greco, Venizelos non ha un back­ground economico, ma dovrà far approvare entro giugno un nuovo piano di austerità da 28 miliardi, a cui si aggiungeranno privatizzazioni per 50 miliardi. E sempre Venizelos dovrà nego­zia­re il secondo prestito di salva­taggio da almeno 60 miliardi.

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