Milano - Un altro uomo cui il fisco avesse presentato un conto di 5 milioni e 600mila euro sarebbe in subbuglio. Invece ieri sera Lele Mora, agente dei vip e sultano del dorato mondo del gossip, appare pacato come non mai: «Che posso dire? Domani parlerò con i miei avvocati. D’altronde io di queste cose capisco poco, faccio l’agente, non il fiscalista, e cosa si possa o non si possa scalare dalle tasse non è che lo so tanto bene. Le dichiarazioni le fanno loro, io mi limito a firmarle».
Si, vabbè, ma alcune spese che lei aveva cercato di dedurre appaiono bislacche anche a uno sprovveduto, c’è persino il biglietto aereo da Cuba a Milano per Diego Armando Maradona... «E cosa c’è di strano? Io mi occupo di artisti, di personaggi che vengono da tutto il mondo. E se un personaggio partecipa a un evento vuole come minimo che gli paghiamo il viaggio. Tutto qui».
Sarà. Di certo c’è che, lette una in fila all’altra, le spese che Mora ha cercato di scaricare dalle tasse fanno una certa impressione: perché costituiscono uno spaccato di un mondo tutto barche-ville-feste troppo rutilante per essere vero. Sono tutte spese che la LM Management ha sostenuto negli anni 2003 e 2004: sono gli anni del massimo splendore di «re Lele», prima che l’inchiesta su Vallettopoli portasse il pm Woodcock a frugare negli affari di Mora, a metterlo sotto inchiesta per estorsione e a innescare un felpato fuggi fuggi di artisti dalla scuderia LM.
In quel biennio - secondo quanto riporta ieri l’agenzia AdnKronos - la LM Management, amministrata da Mirko Mora, figlio di Lele e socio di minoranza dell’agenzia, avrebbe dichiarato una lunga serie di esborsi contestati dalla Agenzia delle Entrate di Treviglio. Ne è scaturito un contenzioso risolto solo nell’autunno scorso dalla Commissione provinciale tributaria di Bergamo che ha dato torto su tutta la linea ai difensori di Mora, condannando l’impresario a risarcire la robusta cifra di 5,6 milioni (per la precisione, 2,7 milioni per il primo anno e 2,9 per il secondo).
Tra le spese messe a bilancio illecitamente, ci sono - oltre il viaggio in Italia del «pibe de oro» - un concerto all’Avana di Zucchero mai effettuato, una crociera regalata a due fortunati, la ristrutturazione di una villa a Porto Cervo, l’affitto di un’altra casa in Sardegna, l’ormeggio di una barca, noleggi di aereoplani, di auto di lusso, di barche. E poi orologi, vestiti, fiori. E pranzi al ristorante per fatture iperboliche.
«Non sono stato io a fare l’elenco delle deduzioni», dice Lele Mora. Ma tra queste c’è anche una voce che lo riguarda molto da vicino, l’affitto di casa - una casa più che decorosa, visto che la pigione ammonta a 90mila euro - messo a carico della società. Lo stesso, per un importo di 70mila euro, era accaduto per l’affitto di casa di Mirko Mora. E anche queste voci di spesa sono cadute entrambe sotto la scure del fisco.
Gli anni di cui si è occupata l’Agenzia delle entrate costituiscono per la società dei Mora padre e figlio gli anni dell’impennata. Tra il 2003 e il 2005, infatti, la Lm Management raddoppia i propri ricavi, raggiungendo gli undici milioni: un business costruito incamerando - secondo un’inchiesta dell’Espresso dell’anno scorso - tra il 15 e il 20 per cento dei compensi degli artisti della scuderia. A tenere le fila dell’affare, c’è una società di diritto lussemburghese, la Feva Investments, che controlla una serie di società, tutte contraddistinte dalla sigla LM. La LM Managements, finita al centro dell’indagine fiscale, è la più attiva di questa galassia di società.
Ma la Fevo si occupa anche di altro: nel suo portafoglio c’è anche una quota di minoranza della Billionaire, la srl che gestisce il locale in Costa smeralda di Flavio Briatore
dove Mora tiene salotto nella buona stagione. E dove è verosimile che sia stata celebrata più di una delle feste che poi Mora ha cercato di detrarre dalla dichiarazione dei redditi come se fossero la ricevuta del dentista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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