Mora piange: «Ho vissuto al di sopra dei miei mezzi»

Milano«Ho commesso un errore colossale. Dopo Vallettopoli ho deciso di vivere al di sopra dei miei mezzi. Ma l’ho fatto per una scelta imprenditoriale. Il mio lavoro è fatto di immagine. E se non avessi dimostrato di essere ancora quello di prima, non avrei mai potuto riconquistare un ruolo in quel mondo». Soldi e debiti, lusso e bancarotta. Eccolo, Lele Mora. Due ore davanti al giudice per le indagini premilimari, un interrogatorio di garanzia rotto in certi momenti dalla commozione. Non è facile il carcere. E la detenzione inizia a pesargli.
Però ha parlato, il guru del piccolo schermo. Ha provato a convincere il gip e i pm - presenti anche loro nel carcere di Opera - che non esiste alcun tesoro segreto in Svizzera, e che i soldi finiti sul suo conto corrente sono stati «bruciati» per foraggiare un’esistenza a cinque stelle. «Non potevo permettermi quel tenore di vita - ha spiegato - ma la mia era una scelta imprenditoriale». Mora, insomma, spendeva per mantenere una posizione nel mondo dorato dei vip e della televisione. «Io mi sono riempito di debiti nella speranza che questo servisse a ricreare quello che l’inchiesta Vallettopoli aveva distrutto». Ma non ha funzionato. La corte non è più ai suoi piedi.
Parla, Mora, anche se a volte sembra un po’ confuso. La luicidità va e viene. È provato dalla detenzione, ma - spiega uno dei suoi legali, l’avvocato luca Giuliante - «ha dato tutti i chiarimenti rispettando il perimetro dell’ordinanza di custodia cautelare». È ancora presto per ipotizzare una richiesta di scrcerazione. Prima dovranno essere valutate le agende e i documenti sequestrati nell’abitazione di Mora, le carte in arrivo dalla Svizzera e le segnalazioni dell’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia sui giri di denaro che sarebbero riconducibili a Mora, soprattutto relativi a movimenti di denaro con assegni di piccolo taglio. Quelli per gli investigatori più difficilmente tracciabili. Il sospetto dei pubblici ministeri Eugenio Fusco e Massimiliano carducci, insomma, è che Mora abbia distratto dalla sua società (la «LM Management») più degli 8,5 milioni di euro fin qui contestati. Insomma, la Procura è convinta che un «tesoretto» estero esista, nonostante l’impresario lo smentisca.


I 2 milioni e mezzo di euro verati a Mora da Giuseppe Spinelli, il tesoriere della famiglia Berlusconi, non sono invece contabilizzati fra quelli distratti dai bilanci delle società. Si tratta dunque di un rapporto economico fra privati che però, a quanto sembra, non avrebbe nulla a che fare con l’altra inchiesta che ha travolto Mora. Il Rubygate.

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