La morale da statista del cognato di Tulliani

Le analisi politiche e le sofisticate valutazioni strategiche sul delicato momento toccano agli specialisti della politica. A noi, gente di strada, non può però sfuggire il senso più alto della nuova stagione finiana. Come a riempire di nobili contenuti un vuoto che tutti malinconicamente avvertiamo, il presidente della Camera, capo di Futuro e Libertà, fidanzato di Elisabetta Tulliani (la graduatoria delle cariche è in ordine sparso), insomma Fini ha prontamente lanciato dal palco della sua convention il messaggio più atteso: “Lo dico apertamente, anch’io rimpiango tanto i grandi statisti della prima Repubblica. Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa, gente che teneva ben altri comportamenti quando ricopriva certi ruoli…”. Un fragoroso boato ha accolto il forte richiamo morale. Giusto così. Tutti quanti noi ci uniamo agli ultrà in sala per un caloroso applauso alla solenne citazione. Grande Fini, ha messo il dito nella piaga di questa nostra Italia svilita e offesa. Voglio proprio vedere chi osa dargli torto. Nessuno di noi ha dimenticato. Quegli uomini, nella diversità delle idee, sapevano quali cose era possibile fare e quali era doveroso evitare. Non c’è controprova: ma quegli uomini, sicuramente, mai avrebbero venduto una casa del partito al cognato.

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