Le elezioni del 2011 per Palazzo Marino? Letizia Moratti non si sbilancia neanche davanti alle lusinghe di Lucia Annunziata, che la interroga sul suo futuro a 1/2 ora, in onda ieri in pomeriggio in tv su Rai Tre: «Non sono abituata a fare programmi e non intendo farne. Servo il mio Paese e continuerò a farlo fino a quando lo riterrò utile».
Quel che è certo è che il sindaco di Milano pensa in grande, ben oltre i confini della città, della Lombardia e anche del Settentrione. In questa veste nazionale attacca la nuova Alitalia e la proposta di Air France: «Gli imprenditori di Cai non fanno l’interesse del Paese.
È inaccettabile che qualcuno (Airfrance, ndr) possa comprare il mercato aereo italiano per 310 milioni»
. Nel nome degli interessi del Paese difende l’Expo del 2015 dal governo e soprattutto da Giulio Tremonti: «Vedo una sottovalutazione della grandissima opportunità che è per il Paese». Lo slancio unitario la spinge a difendere Roma: «È la nostra capitale, l’antagonismo non è giustificato. Non ridurrei tutto a una competizione tra Roma e Milano». Neanche se si tratta di contestare il «privilegio» di due anni di spesa in deficit concesso appunto alla capitale.
Moratti è trasversale non solo in senso geografico: «Mi sono presentata con una mia lista civica. Cerco di dialogare con tutti i partiti, non con uno solo, da Forza Italia alla Lega a An. Cerco sintesi e ascolto tutti loro. E anche gli altri, coloro che non fanno parte della maggioranza».
Partito del Nord? «Per quel che mi riguarda non difendo gli interessi del Nord ma di centinaia di Comuni. Il sindaco di Ragusa è uno dei primi firmatari del mio documento per una cultura del merito, molto bene interpretata dai ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta». Welfare federale, meritocrazia e una politica più leghista dei leghisti: «Pensare che la Lega rappresenti solo in Nord significa sottovalutarlo, esprime valori che non si trovano solo al Nord».
Fin qui le teorie politiche. La pratica è una difesa a tutto campo di Malpensa e dell’Expo dalle offensive che sente arrivare dal governo (o almeno dal ministero dell’Economia). E l’annuncio di una probabile azione legale contro gli istituti di credito colpevoli di aver messo in difficoltà Palazzo Marino nella vicenda dei derivati.
Il sindaco, (anzi la signora Moratti, come preferisce chiamarla l’Annunziata) chiede di bloccare l’intesa tra AirFrance e Cai che il cda della nuova Alitalia dovrebbe ratificare oggi: «Serve una pausa di riflessione per valutare la proposta di Lufthansa. È inaccettabile che qualcuno possa comprare il mercato aereo italiano a 310 milioni».
La Moratti contesta la validità dell’offerta di AirFrance e va all’attacco degli imprenditori di Cai che «non si possono proporre come salvatori del Paese». Nella foga finisce quasi che è lei a fare le domande a Lucia Annunziata: «Imprenditori che possono vendere fra quattro anni come possono fare gli interessi del Paese e della compagnia di bandiera?». Ovviamente no, si risponde, e anche se spiega che naturalmente ritiene «legittimi» gli interessi privati degli imprenditori, «si discostano da quelli del Paese». E allora «il governo deve intervenire».
A Silvio Berlusconi, racconta, ha chiesto due cose. La prima è di «concedere a Cai di valutare più offerte perché è in gioco la competitività del Paese». La seconda consiste nella liberalizzazione complessiva delle rotte, inclusa la tratta Milano Roma perché «l’emendamento salva Malpensa non scioglie il nodo». Il sindaco scatenato si trascina dietro le proteste del territorio. Dopo l’Assolombarda di Diana Bracco, alza la voce Confartigianato: «Declassare Malpensa significa incatenare lo sviluppo delle 260mila imprese artigiane della Lombardia».
L’Expo è un altro terreno di scontro. Il ministero dell’Economia ha chiesto una verifica degli stipendi dei consiglieri della società e dell’amministratore delegato in pectore, Paolo Glisenti. Un’altra frenata nella corsa delle infrastrutture. «Regione, Provincia e Comune fin dal 5 agosto - ricostruisce con pignoleria - avevano formulato una proposta condivisa alla presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia sulla organizzazione della società.
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