«Moratti e Berlusconi contro l’inciucio romano»

«Per noi fondi, ma nessun favore esterno. Gli investimenti grazie alle privatizzazioni»

Non è piaciuto a Letizia Moratti, non va giù nemmeno a Gabriele Albertini. Milano si prepara a dar battaglia dopo l’«inciucione» pre-elettorale firmato venerdì nella sede romana dell’Ulivo in Piazza Santi Apostoli tra il candidato premier Romano Prodi e il sindaco Walter Veltroni. «Protocollo per Roma», recita burocratica l’intestazione. In realtà un altro fiume di soldi che il «sinistro» professore s’è impegnato a dirottare verso la Capitale in caso di vittoria alle elezioni della prossima settimana. E senza neppur far aspettare troppo il «compagnuccio» romano, visto che Prodi la legge s’è impegnato a «metterla in campo fin dai primi cento giorni».
«Un insulto a Milano e una logica degna del peggior centralismo», aveva immediatamente tuonato la lady ministra finora mai così infuriata e pronta ad annunciare barricate. Ieri l’appoggio di Gabriele Albertini. Toni pacati, con Veltroni c’è sempre stato un ottimo feeling, ma concetti chiarissimi. «Roma fa un patto con Prodi? Significa - replica il sindaco - che il centrodestra dovrà vincere le elezioni. E magari prima, noi di Milano, stringere un patto Moratti-Berlusconi». Con il premier che di tutto può essere accusato, fuorché di aver avuto un occhio di riguardo per la sua città. «Beh - lo difende Albertini - in fondo non ci possiamo lamentare troppo. Anche l’ultimo Cipe ci ha assegnato altri 240 milioni di euro. Una cifra significativa con cui progettare e cantierizzare la linea 4 della metropolitana». Soldi arrivati con molta fatica e a coprire solo una piccola parte di quanto Milano avrebbe bisogno per sviluppare infrastrutture e tessuto produttivo. «Certo i nostri 5 miliardi di euro di investimenti nella città sono stati resi possibili grazie soprattutto alla valorizzazione del nostro patrimonio». Detto più chiaro, con le privatizzazioni. Ovvero senza nessun aiuto esterno. E, intanto, il sindaco ribadisce la sua perplessità a correre alle prossime elezioni («Non credo accetterò di fare il capolista») e confessa di aver votato Alleanza nazionale («Nel 2001 al Senato perché c’era De Corato, alla Camera Fi per Berlusconi»).
«È la prima volta - applaude intanto il segretario della federazione dei Ds Esterino Montino -, che un candidato premier si assume l’impegno di dotare Roma di poteri speciali e fondi. Non si può governare la Capitale con gli stessi poteri con cui si governano comuni di ventimila abitanti». Forse è vero. Ma Milano di abitanti ne ha qualcuno in più di 20mila. E lo ha ben chiaro il vicesindaco Riccardo De Corato. «I milanesi - assicura - non sono abituati ad andare a chiedere l’elemosina col cappello in mano. Ma evidentemente c’è chi se approfitta. La Moratti ha ragione, Roma ha già avuto una valanga di soldi per il Giubileo, Genova l’ha avuta per le Colombiadi, Torino per l’Olimpiade. Guardacaso tutte giunte di centrosinistra a cui un governo di centrodestra non ha negato i fondi.

Milano, invece, ha saputo far tutto senza leggi speciali e giubilei. Non ci lamentiamo che Roma abbia dei soldi, ci lamentiamo che Milano riceva meno di quanto meriterebbe. Da qui passa il Pil più alto del Paese, magari ogni tanto vorremmo veder tornare qualcosa indietro».

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