Moratti felice: «L’Inter più bella della mia era»

Poi accende la sfida con la Juve: «Pensino agli arbitri loro». Adriano allunga il contratto sino al 2010: «Avrò i capelli bianchi»

Riccardo Signori

Adriano sorride. Ha firmato un contratto fino al 2010. «Quando me ne andrò sarò vecchio e con i capeli bianchi...». Moratti sorride. Come il contratto lo avesse firmato lui. Ma ha visto l’Inter e gli è bastato. L’Inter sta sulle stelle, direzione luna. Di solito non le porta bene. Ma stavolta... Chissà mai. C’è qualcosa di nuovo nell’aria. «Qui c’è una squadra che ha giocato molto bene. Ancora meglio di quella vista in altre occasioni». Il riassunto di Moratti dice tutto. Alla faccia della scaramanzia e del rischio di vedersi sbattere la porta in faccia dalla Juve. Bisognerà attendere domenica sera per capire l’effetto che fa. L’effetto che fa il gioco dell’Inter che ormai ha un’anima e bella presenza, l’effetto che fa affrontare una squadra tosta come quella di Capello, e non la Fiorentina dei Brocchi (leggasi cognome) e dei Donadel. «Temo il carattere dell’allenatore e della società, tutta la loro determinazione», ha abbozzato ieri Moratti per far capire che il passato insegna. Senza dimenticarsi del fastidioso parlare di Giraudo. Il dirigente juventino ha infatti ricordato che l’Inter ha vinto una partita con gol derivato da un fuorigioco e Moratti glielo ha rinfacciato. «Evito sempre di parlare di quanto successo con gli arbitri in altre partite. E invito gli altri a comportarsi nello stesso modo».
Subito pepe per non smentire quella rivalità che spesso tracima in feroce antipatia. Basta sentire il resto: «Con la Juve non c’è alcun complesso di inferiorità. Ci sono stati incontri che hanno avuto la loro storia, non mi sembra che quella di Ronaldo fosse una partita con il complesso d’inferiorità».
Ma l’Inter di quest’anno ha le armi per rispondere anche sul campo: cinque punti in più rispetto alla classifica della scorsa stagione sono il segnale che qualcosa è migliorato, nonostante la sberla ricevuta a Palermo. Basta sfogliare partite e squadra per capire. La difesa si è solidificata. Julio Cesar («Riceve pochi tiri in porta ed è sempre pronto», dice il patron) è il simbolo di freddezza e prontezza di riflessi. Samuel, per ora, ha messo mastice dove c’erano crepe. Forse ha regalato a Materazzi e Cordoba un poco di sicurezza in più. Messa a punto la difesa, anche il resto della squadra può giocare con miglior tranquillità. Nel mazzetto delle spiegazioni, Moratti ha infilato questa: «Abbiamo trovato un assetto migliore, completato da nuovi calciatori». Ecco, la bella faccia dell’Inter ha diverse sfaccettature. Figo è venuto qui per il «veni, vidi, vici». Nessuna idea di pensione ad alto rendimento (economico). Si sta inserendo sempre più nella squadra, con pause dovute ad età e indole. «Mi ha impressionato ancor più di quanto mi potessi attendere, soprattutto sotto il profilo dell’umiltà e questo dimostra la sua intelligenza e la grande professionalità».
Moratti, si sa, è innamorato del portoghese. Ma finora i fatti gli hanno dato ragione. Vedi Figo e l’Inter mostra calcio di qualità. Poi vedi Veron e pensi: quest’anno è un’altra cosa. Finalmente più incisivo e decisivo. All’ultimo anno in Italia vuol lasciare il segno del buon ricordo. E Pizarro, che ha passo più corto, può attendere. Cambiasso non è cambiato, un motore che non batte mai in testa, Stankovic ha ritrovato vivacità e cambio di passo. Inter frizzante anche nella condizione fisica, magari sprecona nelle punte. Adriano si è riciclato uomo assist. Chissà che il nuovo contratto non l’aiuti a prendere la mira. «L’Inter è una scelta di vita», annuncia lui e forse per qualche anno risparmierà tutti i tormentoni sulla voglia di giocare a Madrid dopo i tormenti di questa estate.

In fondo anche il Real non è poi così galactico e l’Inter rischia di essere lunare. Moratti gli ha regalato un aumento di ingaggio, anche se domani sera a San Siro si ripresenterà con la maglietta di Recoba. Dice: «Il rinnovo di Adriano era scontato ma è buon segno». A buon rendere.

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