Quasi paradossale. «È ingiusto anche un solo giorno di condanna inflitta ai Maiocchi». Matteo Salvini, capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, non usa diplomazia. «Quella di Maiocchi è stata legittima difesa, quindi dovevano essere assolti con formula piena». Tanto, che «siamo fiduciosi che il processo dappello riveda la sentenza di primo grado». Comunque, «sono soddisfatto per il fatto che i giudici abbiano comunque smontato gli assurdi teoremi dellaccusa improntati a considerazioni di carattere politico».
La politica che non si trattiene. È passata poco più di unora dalla sentenza che «libera» i gioiellieri di via Ripamonti, e la sentenza sembra condivisa da tutti. I primi sono i candidati alla poltrona di sindaco alla prossime amministrative. Bruno Ferrante («rispetto sempre il giudizio dei magistrati. Il verdetto è da condividere perché vi è stato un riconoscimento delle responsabilità, al di là dellentità della pena, ma anche quando ero prefetto avevo sostenuto che bisognava stare attenti con luso delle armi») e Letizia Moratti («una sentenza saggia ed equilibrata, che offre una nuova occasione per affrontare il bisogno di sicurezza, la richiesta di legalità e di ripristino dellordine che Milano esprime»).
Ma non sono i soli. Da Carla De Albertis, consigliere comunale di An («finalmente giustizia è quasi fatta, perché cambiare il modo di pensare e mettersi nei panni di chi è aggredito, che si trova costretto a commettere ciò che mai avrebbe pensato di fare»), al consigliere provinciale di An e responsabile del Fronte dei cittadini Giovanni De Nicola («è stata chiusa una brutta pagina di dolore cittadino.
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