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Moratti: "Grazie Iaquinta mi ha risollevato. Domenica sarà scudetto"

Dopo il pari di San Siro. Il presidente dell'Inter: "A Verona ero molto seccato per il pareggio Ma la Juve ci ha aiutato. Ora sono più sereno. Ibra non c'era perché sapeva che non festeggiavamo"

Moratti: "Grazie Iaquinta mi ha risollevato. Domenica sarà scudetto"

«È inutile fare gli snob su certe cose - ha detto Massimo Moratti -. Milan-Juventus l’ho vista e probabilmente l’ha vista anche Josè Mourinho. E la Juve ci ha dato una mano».
Il cardiotonico Iaquinta è una botta di salute, non ha controindicazioni, effetto prolungato, lo butti giù poco prima delle dieci di domenica sera e ti dura una settimana esatta, minuto più, minuto meno. Diciamo fino al novantesimo di Inter-Siena, posticipo della 36ª. Sarà anche una battutaccia ma l’Inter a Verona era finita in esagerata depressione, ha segnato Iaquinta e l’unico che abbia dato notizie di sé, il presidente Massimo Moratti, ieri mattina aveva circa una decina d’anni in meno. L’aspetto conta ma il cambio d’umore era ancora più evidente, un contraccolpo che ha fatto rileggere tutto quanto era successo nella pancia del Bentegodi dopo il novantesimo: sì, il presidente era amareggiato, ha avuto un breve sfogo ma poi si è fermato a parlare con i giocatori, anche singolarmente, li ha rincuorati e alla fine era lui che tirava su di morale loro. Questa la nuova versione peraltro avvalorata dalle dichiarazioni successive: «Sicuramente oggi sono più sereno - ha confessato Moratti -. L’apprensione del dopo-Chievo era figlia del doppio vantaggio sprecato. C’era disappunto».
Certo che i ragazzi si divertiranno anche a giocare a pallone e sono ben remunerati, però come sterzano gli arrivano degli shampoo memorabili, Josè Mourinho dopo Bergamo e la famosa parabola delle due Inter, Massimo Moratti a Old Trafford quando Ibra aveva mancato un gol «che bisognava farlo». Dalle inspiegabili depressioni agli eccessi, ieri con Ibra il presidente è stato tenero: «Era a Malmoe perché sapeva che non sarebbe stata la giornata della festa scudetto. E noi avevamo molta curiosità per vedere all’opera l’attacco senza di lui. Ma non erano le prove generali senza Ibra, era solo Chievo-Inter, siete voi che scrivete che se ne va». Sorrideva, in genere sull’argomento ha sempre risposto a denti stretti. Ma adesso è tutto un tricolore, tutto ha un’altra lettura: «Perché stupirsi se Balotelli dopo il gol non ha esultato? Lui è fatto così. Non è un argentino, non ha quel tipo di carica dopo aver segnato. Però se si comporta sempre così e ci fa un paio di gol decisivi a partita, accettiamo tutto, ci mancherebbe». E se la rideva di gusto il presidente. Adesso lo sa anche Balotelli, pure lui in una fase di grande rivisitazione, in parte rilanciato dal momento difficile del suo grande amico Santon, ma soprattutto per meriti propri. Il gol di ieri non aveva soddisfatto Mourinho perchè era «un gol che vale solo un punto», aveva commentato il tecnico. Oggi quel gol potrebbe valere uno scudetto con due giornate di anticipo se il Siena crollerà a San Siro.
Peraltro Balotelli è superfelice, sua sorella è stata a Tel Aviv a regalare la personalissima maglietta con la scritta Supermario ai suoi giovani tifosi, lì lo adorano, dopo le due reti con l’Under è diventato un idolo, ci sono addirittura quattro fans club in Israele che portano il suo nome. E anche Josè è in rilettura, non è vero che ha perso due punti, ma ne ha preso uno senza Ibra, ed era più seccato per le lungaggini televisive del dopo partita che di tutto il resto. Si respira un clima quasi euforico, Moratti fa: «Adesso l’Inter ha l’obbligo di chiudere il campionato col Siena?... bè, verso di voi quest’obbligo forse non c’è - dice rivolto ai cronisti allineati davanti alla Saras -. Se fosse per voi sarebbe meglio che si tirasse avanti ancora un po’». E se la ride di gusto. Se gli fossero arrivate domande precise, ieri avrebbe riabilitato anche Maxwell e Burdisso, con un pensiero a Quaresma. Solo con Diego Milito è rimasto coperto: «Non è un impegno che avrò a breve», e si riferiva all’incontro con Fernando Hidalgo, procuratore del giocatore. Forse in casa Inter c’è solo meno tensione, stare lì davanti tutto questo tempo la giustifica e Moratti nel momento di salire in macchina lo fa capire: «Col Siena serve solo più serenità, contiamo di festeggiare domenica sera».

Oltre quella data il cardiotonico Iaquinta potrebbe scadere.

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