Riccardo Signori
Il dolce tormento dell’Inter è tornato a farsi largo. Ovvero: come vincere il derby? Vincere il derby per scacciare una maledizione. La maledizione risale a quella ginocchiata di Bobo Vieri che decise la sfida del 3 marzo 2002. Ultimo successo conosciuto dei nerazzurri. Poi pareggi e sberleffi, sconfitte e devastazioni, interiori ed esteriori.
Ora che Vieri sta dall’altra parte, qualcuno comincia a pensare che potrebbe essere la volta buona: Adriano ha ritrovato la mira, Recoba sta recuperando forma e condizione. Peccato per i piedi storti di Martins che ha sempre messo in crisi difese lente e distratte. L’imperante elefantismo difensivo del Milan è uno dei sogni mica tanto nascosti dell’Inter. Anche se Moratti ha cercato di metterla sullo scherzo: «Ho troppo rispetto nei confronti dei difensori del Milan per farmi illudere dai loro errori di una sera. Ma se dovessero ripetersi non sarebbe male...». Insomma l’uomo che non fa patti con il potere (Tronchetti Provera docet), farebbe volentieri patti con buona sorte ed affini.
La notte di Glasgow ha rispedito l’Inter nel mondo dei sogni e dei sognatori. In Scozia ha «vinto» pareggiando l’Inter due, ma è stato un buon segnale per l’Inter uno. E la malasorte si è già presa la sua parte azzoppando Andreolli (forte distorsione, evitata la rottura del perone) e stendendo il vero uomo da derby della compagnia nerazzurra. La faccia sconsolata di Marco Materazzi, sull’aereo che lo ha riportato a casa dalla Scozia, era già un segnale. Ieri la sentenza: sofferenza fra il primo e secondo grado al legamento collaterale interno. Come dire: se ne riparlerà nel nuovo anno, dopo la sosta natalizia.
Quel Materazzi un po’ scomposto, e tante volte esagerato, è sempre stato la faccia interista del Gattuso milanista. Con tanto di controfirma da parte di Moratti che ha sempre indicato nel corazziere difensivo una faccia da derby. Anche quando c’era Vieri. Soprattutto quando c’era Vieri. Ma oggi l’Inter è forse attraversata da vibrazioni diverse. Il campionato non ha una bella faccia, la promozione in Champions è stata conquistata con una partita d’anticipo (è la seconda volta nell’era Moratti e sempre con Mancini), ma il derby è l’occasione per ritrovare traccia d’antica nobiltà. Idea per un sorpasso che manca da tanto. E Moratti è stato il primo a lanciare la sfida. «Al Milan dico: ci rivediamo domenica». Guizzo d’orgoglio dopo la notte di coppa: divertimento controllato per l’Inter, emozioni da scossa al cuore per il Milan. Neppure il mondo, il mondo pallonaro di qualche anno fa, si fosse rovesciato. Chissà che...ha pensato Moratti. «Loro, in quanto ad adrenalina, si sono allenati meglio in Champions, noi un po’ meno.
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