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Moratti: «Mancini tradito dalla squadra»

«Doveva essere la stagione in cui vincere qualcosa d’importante...»

Gian Piero Scevola

«Inspiegabile, inaspettabile, inaspettato», così Massimo Moratti ritrova la parola, ma non il sorriso, dopo il flop dell’Inter in Champions. La notte di Villarreal gli pesa addosso come un macigno. Il patron ha dovuto aspettare un’intera giornata per poter ritrovare la serenità (si fa per dire) e la voglia di parlare. E per dare un nome preciso ai colpevoli dell’eliminazione: «È decisamente colpa dei giocatori, non c’è storia». Salvo poi trovare anche la giustificazione per la contestazione dei tifosi: «Condivido la loro amarezza, hanno fatto tanti sacrifici per venire in Spagna e si trovano con un pugno di mosche per colpa di una serata storta della quale bisogna capire la causa: mancanza di concentrazione o paura. Comunque una partita bruttissima e ingiustificata».
Una sconfitta che ora potrebbe rimettere tutto in discussione, a partire dai due “litiganti” Adriano e Veron, finora considerati dei punti fermi della squadra: «Veron ci ha messo l’anima, povero Cristo. Non credo proprio sia da criticare, può fare degli errori, ma insieme ad altri giocatori che ne facevano molti di più. Adriano? Tutti lo considerano un punto fermo, io non lo so. Non so quali siano i punti fermi in questo momento dell’Inter, dal sottoscritto a tutti gli altri. Peccato, perché doveva essere un anno nel quale si poteva vincere qualcosa d’importante. La squadra c’è, la società l’ha aiutata al massimo con tutti i suoi elementi. Invece è andata come non avrebbe dovuto mai andare».
È amareggiato Moratti; ha assistito negli spogliatoi allo sfogo di Mancini nei confronti dei giocatori, ma col tecnico non ha ancora avuto l’atteso faccia a faccia. Questione di ore, il tempo di sbollire la rabbia, però il patron nerazzurro lancia una ciambella di salvataggio al tecnico jesino: «Il progetto Mancini non è stato un successo, però tutta la volontà e la sua capacità ce l’ha messa. È stato anche lui, come me, tradito dai giocatori. Nel calcio è facile trovare l’obiettivo, ma è altrettanto difficile capirne tutti i meccanismi». Ma il bello arriva adesso: che fare davanti a questo cumulo di rovine e agli obiettivi primari miseramente falliti? Moratti ci pensa un attimo, un’infinità di pensieri, belli e brutti, gli frullano nella testa. Anche quello di passare la mano, di vendere la società, di dichiarare il fallimento della sua gestione, di riconoscere la sua incapacità a competere con la Grande Inter di papà Angelo. Ma è solo un attimo, perché domani è un altro giorno e l’amarezza di ieri, come già altre volte in passato, viene cancellata dalla voglia di andare avanti e, soprattutto, dalla consapevolezza che nessuno potrà mai accollarsi l’azienda Inter: troppo costosa, troppo difficile da mantenere, troppi debiti da ripianare annualmente.
E allora, avanti, con quella maledetta passione che fa soffrire come nessun’altra squadra. «Uno è tifoso, come lo sono quelli che a Villarreal hanno indossato la maglia e hanno fatto chilometri per essere felici. Oggi (ieri per chi legge, ndr) non è una giornata in cui ci si sente orgogliosi di essere interisti. La delusione è forte; c’è qualcuno che non mi ha deluso, che ha fatto comunque bene. C’è qualcuno che invece no, non è proprio andato». Il riferimento ad Adriano e alle punte in particolare (compreso il pupillo Recoba, in attesa del prolungamento del contratto che in tanti si augurano che Moratti non rinnovi) è evidente e anche il brasiliano torna in discussione, pronto a essere messo sul mercato di fronte a un’offerta sostanziosa (non meno di 30 milioni).
Perché proprio qui sta il problema: sostituire Mancini con uno tra Mourinho, Eriksson, Ranieri o chissà chi altro; rivoluzionare la squadra e giubilare i reduci di quell’infausto 5 maggio 2002 all’Olimpico (martedì erano in cinque sul terreno del Madrigal), così da presentare in futuro una formazione che non si posta appresso pericolose remore psicologiche. «Ora non è facile reagire, ma è un dovere», prosegue il patron nerazzurro. «In questi momenti devi capire quale sia la cosa migliore da fare: se buttare via tutto, e non credo, se ricostruire, se non crederci più, oppure crederci ancora».


Insomma la confusione è totale, i dubbi sono tanti, l’unica cosa certa è che, dopo questi giorni di amarezza, Moratti ritroverà la voglia di andare avanti: la passione è tanta, l’amore per l’Inter infinito.

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