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Moratti si scopre: «Tevez, non scherzo» Totti tifa De Rossi

Moratti si scopre: «Tevez, non scherzo» Totti tifa De Rossi

Moratti nel tardo pomeriggio di ieri: «L’interesse per Tevez non è uno scherzo».
Qui si potrebbe finire al manicomio.
Ma questa storia della foto a Rio che ha inviperito Mansur non regge. Quando ci sono di mezzo i soldi non ci sono mai questioni di principio o di orgoglio, è solo e soltanto una questione di soldi e lo sceicco anche se ne ha già tanti, ne vuole ancora. Se Carlitos Tevez non va al Milan, Kia Joorabchian perde una bella mazzetta e non c’è niente di scandaloso, fa il suo lavoro. Lui è il fondatore e l’azionista di maggioranza della Media Sports Investments che deteneva il cartellino di Tevez prima della cessione al City. Joorabchian ha creato l’Msi nel 2004 e la prima mossa è stata portare via Tevez dal Boca e iniziare a costruire una montagna di soldi, prima al Corinthians, nel 2006 al West Ham, nel 2007 allo United, nel 2009 al City. Ogni volta che Tevez ha cambiato maglia lui si è portato a casa tanti soldi con il solito teatrino: Carlitos fa i capricci, screzi, rottura. Joorabchian lo sposta e Carlitos aumenta l’ingaggio, loro sono due moltiplicatori di denaro unici nel loro genere. Questo è un paletto forte sul destino di questa vicenda perché se Carlitos lo vende direttamente il City, Kia Joorabchian non vede un soldo. Così come è da escludere che Tevez, in qualunque club andrà a giocare nei prossimi mesi, rischi di guadagnare meno dello stipendio che gli gira Mansur. Questi sono incidenti di percorso che la coppia non ha mai commesso. Mansur gli sta già rasando lo stipendio per via della multa da un milione che in un primo tempo gli era stata ridotta da un intervento del sindacato ma successivamente gli è stata reintegrata completamente. Tevez non era sceso in campo e Mansur gli trattiene la rata tutte le settimane. Il secondo paletto forte è proprio la foto che li ritrae con Adriano Galliani a Rio de Janeiro, perché l’Ad del Milan che si fa scolpire e poi regala lo scatto agli sfottò nerazzurri è un’altra cosa che non regge. Se Galliani elimina tutte le offerte creative e aggiunge soldi, Mansur è contento, si dimentica anche della foto, e Tevez è del Milan.
In caso contrario all’Inter basta offrire l’identica mazzetta a Kia, circa tre milioni di euro, perché non basta convincere solo il City. Ieri pomeriggio vertice in Galleria de Cristoforis fra Moratti, il vicepresidente Angelomario, il dt Marco Branca e il vicedirettore generale Stefano Filucchi, preceduto dalla dichiarazione del presidente che a cinque giorni dal derby è una sciabolata: «Tevez? Se si fa qualcosa non si fa per scherzo ma perché si pensa possa essere una buona operazione. Noi parliamo con il club e stiamo pensando cosa offrire al City». Solo cash, non entreranno in trattativa contropartite tecniche. Raccontato tutto questo al momento la situazione è la seguente: il City non ha ancora rifiutato l’offerta del Milan, e l’Inter non ha inviato alcuna offerta al City.
Da un manicomio all’altro, ma Daniele De Rossi sembra un epilogo già scritto, nonostante le frasi di facciata di Francesco Totti: «Da quello che so Daniele vuole restare. È un grande tifoso di questa squadra, ma la decisione spetta a lui». Nella sfida con il Chievo tanti applausi dopo ogni giocata, anche quando ha spedito un destro in curva. «Ho le idee chiare - ha dichiarato -, ma preferisco non parlarne. Continuo solo a lavorare come sto facendo perché mi sto togliendo delle grandissime soddisfazioni. Il rapporto con i tifosi non è cosa di oggi, è qualcosa che nasce da anni. Queste cose non cambiano. Del resto non parlo. Avere le idee chiare significa essere consapevoli di essere quello che si dice e di quello che non si dice. In questa città una parola in più scatenerebbe quello che non voglio scatenare, c’è un’attenzione mediatica che non dico spaventa ma mi fa impressione perché io sono uno che se non è in prima pagina o su Sky, campa benissimo lo stesso. Per me l’importante è che la Roma vinca».
Una certezza e due possibili scenari: De Rossi via a giugno è la certezza, con o senza una clausola rescissoria è l’incognita. Anche in questo caso fondamentale la strategia del suo procuratore Sergio Berti, in perfetto accordo con il padre del giocatore: senza clausola De Rossi spunta un ingaggio più alto e Berti una commessa importante.

Con un rinnovo con clausola rescissoria a De Rossi non conviene neppure muoversi.

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