Milano - Le plusvalenze sono state per anni una furbata. Ma ora rischiano di essere l’ultimo trabocchetto per diavoli e santi. I diavoli, leggasi Milan, erano già finiti all’onore della cronaca. I santi, leggasi Inter, avevano seguito il cammino dei cugini, salvo tener nell’ombra il nome di Moratti. E, invece, ieri il Corriere della Sera ha raccontato che anche il presidente nerazzurro è finito nel registro degli indagati per il giochino delle plusvalenze. Niente di straordinario: all’Inter i bilanci sono firmati dal presidente o dall’amministratore delegato. Al Milan li ha firmati Galliani nel periodo in cui la società era senza presidente. Moratti è stato iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di falso in bilancio, dopo il 15 dicembre 2006, data in cui è stata depositata la perizia disposta dal pm Carlo Nocerino per valutare eventuali irregolarità nella stesura dei bilanci nerazzurri e milanisti. E quella che in gergo vien definita «cosmesi dei bilanci» ha prodotto il tranello sul quale sono scivolate le due squadre. Finora i filoni d’indagine sul doping dei bilanci avevano interessato Roma, Lazio, Sampdoria, Genoa, Juve. Milan e Inter si sono aggiunte per uno scambio di giocatori ipervalutati che, secondo il capo d’imputazione, sarebbe avvenuto per il Milan tra il 29 ottobre 2003 e il 28 aprile 2005, per l’Inter dal 29 ottobre 2003 al 30 giugno 2004.
La ricostruzione tende anche a dimostrare che l’Inter, con l’aiuto delle plusvalenze, avrebbe partecipato al campionato 2004-2005 (arrivò terza) senza esser rientrata nei parametri previsti per l’iscrizione alla serie A. Idea suggestiva (c’è già chi chiede la serie B o il ritiro dello scudetto vinto a tavolino), ma a quel punto anche la Covisoc d’allora, l’ente preposto dalla federcalcio al controllo dei bilanci, dovrebbe spiegare cosa ha certificato. Ieri Moratti è stato chiaro sulla questione: «Siamo tranquilli e sapremo giustificare queste cose. Sull’iscrizione al campionato non c’è problema: tutte storie». Dal punto di vista penale, in effetti, non esiste problema circa l’iscrizione a quel campionato. Dal punto di vista sportivo è già all’opera Francesco Saverio Borrelli che chiederà le carte al pm di Milano per aprire il suo terzo filone d’indagine sul doping amministrativo, che va a seguire quello sui bilanci gonfiati a Roma e Genova.
Galliani si è difeso con logica stringente: «Credo che le società siano libere di acquisire e vendere giocatori, ed anche nella loro valutazione». E così l’avvocato Cantamessa: «Non esiste un listino sul quale si determina il valore dei calciatori». L’Inter è convinta che il problema di tipo sportivo non esista: Moratti ha sempre ricapitalizzato. Lo avrebbe fatto anche se fosse stato necessario salvare l’iscrizione della squadra al campionato. In suo aiuto è arrivato l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo che ha spiegato: «Ammesso che il bilancio sia stato taroccato, per le responsabilità del club ci sarebbe la prescrizione. Siamo al limite dei giorni e la cosa può essere controversa». Diverso il discorso per le persone fisiche, ovvero i dirigenti: la prescrizione scatta dopo quattro anni e quindi i tempi per eventuali sanzioni sportive ci sarebbero. In quel caso potrebbero temere Moratti, Ghelfi, amministratore delegato, e Galliani per il Milan.
Invece sul fronte penale all’Inter non tornano i conti circa le date: la società ha catalogato lo scambio fra i ragazzi della Primavera, con tanto di plusvalenze, al 26 giugno 2003. Dunque l’interesse sarebbe rivolto al campionato 2003-04 e non al successivo come risulterebbe dalle date in possesso del pm (per l’Inter si parte da ottobre 2003). Per tal ragione la società attende con interesse gli inviti a comparire: Galliani e Moratti potrebbero anche non presentarsi, ma il presidente nerazzurro ha fatto sapere di esser intenzionato a presentarsi al magistrato per raccontare la sua versione. E magari scoprire qualche svarione di bilancio. Di recente, per esempio, è tornata alla luce la situazione di Simone Brunelli, portierino della primavera del Milan passato all’Inter, ma che non ha mai giocato per un infortunio non curato.
Trucchetti? Victor Uckmar, presidente della Covisoc fino al 2001, non ha mezzi termini. «Trucchi? Meglio dire trucconi agevolati da un lassismo dei governanti del calcio durato una decina d’anni».
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