nostro inviato a Madrid
Quando ha incontrato Josè Mourinho, sempre a Parigi, in un ristorante della capitale francese, Massimo Moratti ha forse capito al volo d’aver scelto il condottiero giusto per fargli compiere l’ultimo tratto di traversata del deserto. “è il giorno emotivamente più importante della mia carriera di presidente” è stato il laconico commento affidato dal presidente al sito nero-azzurro, testimone diretto dell’ultimo allenamento nel centro sportivo del Real e protagonista di una pacca sulla spalla riservata a Josè, a testimonianza di una intesa che nessun divorzio potrà mai cancellare.
Lunga e tormentata è stata la traversata del deserto interista e solo Massimo Moratti può, volgendo lo sguardo agli anni passati alla guida del club, quindici, cogliere il senso della montagna scalata, delle difficoltà affrontate, delle rivalità subite e poi ribaltate. È stato suo il contributo decisivo. “Provate ad aggiungere a qualunque squadra i 5 acquisti dell’ultimo mercato più i due arrivati a gennaio e ditemi quale avrebbe mancato lo scudetto” la battuta confezionata nella ristretta cerchia degli amici del dottore per sottolineare il decisivo contributo dell’azionista. È stato uno sforzo enorme, scandito dalle cifre del bilancio, 810 milioni spesi in 5 anni secondo la contabilità resa pubblica da Galliani, a cui ha aggiunto una conduzione accorta e illuminata del mercato. Lo scambio col Barcellona con Ibrahimovic in cambio di Eto’o più milioni è stato il capolavoro firmato da Branca e dai responsabili del settore. Perciò questo viaggio a Madrid è diventato, per Massimo Moratti e la sua famiglia, una specie di suggestivo ricongiungimento con il papà Angelo.
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