Mordacchia agli alleati del Cavaliere

Egidio Sterpa

Cerchiamo di capire bene che cosa sta accadendo, sia a destra sia a sinistra. Quel che ci interessa di più, ovviamente, è quel che accade a destra, che un po’, e anche più di un poco, ci preoccupa. La sinistra, si sa, da sempre vive di contraddizioni, che sono fisiologiche, perché di sinistre nel centrosinistra ce ne sono almeno tre o quattro, divise e spesso rivali. In verità nel centrosinistra quel che manca è il centro, se si tolgono alcuni «single», persone perbene peraltro come, per fare qualche nome, Gerardo Bianco e Antonio Maccanico.
Che cosa voglia la sinistra non si riesce a capire: esibisce tante critiche e troppi «no», e soprattutto copre vuoti e discordanze col viscerale antiberlusconismo. Come vuol governare il Paese, con quale programma, però non lo dice. Viva la franchezza di Bertinotti, che sa benissimo come governerebbe, e cioè alla maniera della vecchia sinistra massimalista e classista. E Prodi? Più che «mortadella», come lo definisce qualche umorista, è un grande opportunista: gli interessa il potere e perciò compiace i muscolosi (leggi Bertinotti) e fa il duro con chi ritiene debole (leggi Rutelli).
Insomma, questo è il «teatro» della sinistra, che non è proprio un «teatrino» perché più che l’opera dei pupi preferisce mettere in scena tragicommedie. Comunque, aspettiamo, se mai avverrà, di vederle all’opera queste sinistre. Ma, dicevo, è quel che accade a destra che ci interessa e preoccupa, e dunque vediamo di capirci qualcosa. Qui quel che poteva essere un teatro classico, con pezzi forti e attori seri, sta rischiando di scadere tra il varietà e il grandguignol. Che peccato, accidenti! Si sta consumando un’occasione storica irripetibile. No, non è il Cavaliere a mandare in vacca tutto, ma i suoi alleati. Il Cavaliere crede ancora nell’occasione storica, tanto che sta provando a mettere tutti insieme, all’insegna di un ideale comune e sotto un tetto unico. Si può pensare quel che si vuole di lui - qualche volta, è vero, manda in bestia anche noi, che lo conosciamo da anni - ma il fatto è che tra i tanti aspiranti successori è inevitabile considerarlo, nonostante tutto, il miglior fico del bigoncio. Intanto perché qualche merito storico se l’è sudato e questo non può ignorarlo una certa destra liberale storica, e poi perché la voglia di battersi ce l’ha ancora tutta. I successori? Ma senza di lui, dove sarebbero? Se ci fosse ancora l’indimenticabile Indro, forse si sentirebbe spinto a ripetere lo slogan che negli anni Settanta salvò la Dc. Sì, nonostante tutto. Dove si finirà, sennò?
È in corso come un gioco a interpretare l’ultimo Berlusconi. Ferrara lo fa «sobrio, laconico, perfino laterale». Feltri lo definisce «stanco, quasi svogliato». C’è chi pensa che ormai egli si comporti come il «cerimoniere» del centrodestra, limitandosi a definirsi «una risorsa» e nulla più. Bondi, il suo «padre Giuseppe», ha detto la cosa più giusta: «Berlusconi non è stanco, è solo». Vero, solo lo è veramente in questo quarto anno di liberissimo e ultralasco regime berlusconiano. C’è chi scappa ormai verso altri lidi e c’è chi prova a recitare da primo attore. Non si rendono conto, poverini, che se il Cavaliere viene disarcionato tutti resteranno in braghette. E addio sogni di gloria.
Ma, santo cielo, che coalizione sta diventando la Casa delle Libertà? La Lega più slegata non potrebbe essere. Ha voluto a tutti i costi la «devolution» e non fa che dire «no»: vorrebbe tornare alla lira, contesta Ciampi, un po’ smodatamente in verità, costringendo il premier a chiedere lui scusa al Quirinale, vuole imitare Chirac sospendendo il Trattato di Schengen, minaccia sfracelli se non viene approvata la legge sulla giustizia, contesta le misure di sicurezza dell’ottimo Pisanu, vorrebbe addirittura il ritiro della missione dall’Irak. C’è qualche altro «no» in vista? E poi?
Ma non è soltanto la Lega a sentirsi sbrigliata. L’Udc ogni tanto, anzi spesso, anch’essa ha qualcosa da ridire. Follini è un giovane intelligente, ma pratica una politica un po’ onirica, la testa rivolta all’indietro. In An, poi, sembra che si stia recitando davvero l’opera dei pupi. C’è un libretto di una persona seria e colta, Gennaro Malgieri, confinato in Rai, intitolato Conversazioni sulla destra, che per primi dovrebbero leggere i colonnelli, e pure il generale in verità del partito di via della Scrofa, che inconscientemente si stanno facendo male da soli.
Last but not least, vanno registrate certe uscite del giovane e brillante fiscalista di Sondrio, che non perde occasione per prendersela col suo successore, il pacioso e tutt’altro che insulso Siniscalco, ricorrendo tra l’altro ad una battuta discutibile: «Ho limitata dimestichezza con lo psicanalista». E se vi prendesse dimestichezza rivolgendosi lui ad uno psicanalista?
Un’ultima parola, Cavaliere, da parte di chi, liberale un po’ eretico come il sottoscritto, è fermissimamente da questa parte del fiume: ma non si sta esagerando con la logomachia interna? Taluni, davvero, non sanno quel che si fanno.

Gli metta la mordacchia, per favore, prima che sia troppo tardi.

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