Paolo Brusorio
da Milano
Che Silvio Berlusconi faccia del bene anche ai suoi nemici è solo in apparenza un paradosso. Fateci caso: più si avvicina il 9 aprile, più si intensifica la produzione artistica che ha nel premier il protagonista e che in nome di una offensiva mediatica e politica spera di riempire i cinema o di svuotare le edicole. Il fil rouge, massì il filo rosso, parte da Berlino dove ieri è stato presentato Bye Bye Berlusconi, ma è in Italia che la produzione antiberlusconiana gonfia i muscoli. Lasso che tutta la sinistra tiene nella manica è Nanni Moretti: dopo aver brillato una stagione come conducator girotondino è tornato a fare, per sua stessa ammissione, quella che gli riesce meglio: il regista. Ora sta ultimando «Il Caimano», presentato come film su Berlusconi, si è incagliato proprio sul più bello: nessuno vuole fare Berlusconi. La trama, per quel poco che si sa, racconta di una giovane regista, Jasmine Trinca (già con Moretti ne La Stanza del figlio) che vuole girare una pellicola sul premier, ma che non trova la faccia giusta. Il film nel film si arrotola su questo intoppo che sembra risolversi quando si presenta il vero Michele Placido per il finto Berlusconi. Sembra fatta, invece naufraga anche questo tentativo. Ci sono i magistrati, cè il Palazzo di giustizia e forse anche Moretti che ha sempre negato di voler fare un film per convincere gli elettori di centrodestra né tantomeno per puntellare le certezze degli elettori di sinistra: «Mi auguro solo che il Caimano possa suscitare dei dubbi». In uscita salvo imprevisti il 23 marzo, il film sarà anche a Cannes per la gioia della gauche innamorata di Morettì.
Con Berlusconi si sono cimentati anche Nando Dalla Chiesa che prima ha scritto «Vota Silviolo», storia di Silvio e i suoi cari recita la copertina, e poi lha portato, una tantum, in scena a Milano, e Andrea Salerno, autore di Rai3 che ha curato Era Polare, sottotitolo: «La pazza storia dellItalia di Berlusconi», raccontando (uscirà anche in dvd) il rapporto tra satira e centrodestra.
E si finisce con Enrico Deaglio, direttore di Diario, che, epigono di Michael Moore, manderà in edicola e in libreria il suo Quando cera Silvio. Una cronaca a senso unico dei cinque anni di governo, dove tra gli altri episodi trovano spazio il botta e risposta con leurodeputato tedesco Schultz a Strasburgo e la visita di Putin alla residenza di Berlusconi ad Arcore.
E se, come accadde con Moore e il suo Fahrenheit 9/11 sullamministrazione Bush, la spallata mediatica fosse un boomerang per la sinistra? Dice il massmediologo Klaus Davi: «Non entro nel merito artistico delle opere, ma visto da sinistra, non cè momento peggiore per uscire.
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