Cronache

Morire a 14 anni perché Napoli è a pezzi

Morire a 14 anni perché Napoli è a pezzi

Napoli- Salvatore Giordano è morto a 14 anni dopo quattro giorni di agonia. Era stato schiacciato da un cornicione staccatosi dalla storica Galleria Umberto, sabato scorso. Ma è stata Napoli ad ucciderlo, l'incuria in cui versa questa città, l'unica al mondo dove si muore non solo per un cornicione che si sbriciola ma anche per i pali della luce spazzati via alla prima bufera (vittima, Fabiola Di Capua) o per gli alberi che si abbattono sulle auto in transito (vittima, Cristina Alongi).

Salvatore Giordano stava passeggiando con gli amici in via Toledo, lo struscio del sabato sera nella strada delle boutique e dei bar. È morto un ragazzo coraggioso e altruista: quando infatti Salvatore si è accorto della pioggia di calcinacci ha fatto in tempo a spingere lontano dalle macerie un amichetto che si trovava al suo fianco, salvandogli così la vita. Marano, la città dove viveva, situata alle porte di Napoli adesso è in lutto e anche Napoli è attonita per lo strazio di una morte assurda. Non una morte per fatalità ma una morte per la quale i colpevoli dovranno pagare. Perché la Galleria Umberto, un tempo il salotto di Napoli frequentato da artisti e intellettuali (oggi da teppisti, spacciatori e prostitute) cadesse in pezzi, lo si sapeva già da molti anni: sono stati almeno sette i crolli dal 2005 a sabato scorso. Segnali importanti sullo stato di degrado e di pericolo per la pubblica incolumità, ignorati da chi avrebbe dovuto intervenire ma non lo ha fatto.

La Procura, con il Procuratore aggiunto, Luigi Frunzio ha aperto un'inchiesta sulla morte di Salvatore, delegando le indagini ai carabinieri del Comando provinciale di Napoli, che hanno subito identificato il proprietario del pezzo di cornicione che ha ucciso il ragazzo. Nei locali sovrastanti vi è un deposito di attrezzi, abbandonato da anni. Per ora gli inquirenti hanno acquisito documenti e assunto informazioni dagli amministratori di 2 condomini della Galleria. In attesa che si faccia chiarezza sulle responsabilità del crollo, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, che curano gli interessi della famiglia di Salvatore hanno lanciato pesanti accuse alle istituzioni. «È stato ucciso dalle inadempienze, dalla pigrizia, dall'indifferenza, dall'egoismo, dalla stupidità degli uomini. Ucciso perché la sicurezza e la prevenzione vengono definiti un “costo". Bisogna individuare subito tutti i responsabili e punirli».

I sindaci di Marano e Napoli hanno proclamato il lutto nel giorno dei funerali, la cui data non è stata ancora fissata, bisognerà attendere l'autopsia. Poi, il rituale gioco dello «scaricabarile». Ma, le colpe morali sembrano avere più di un padre. Che la Galleria stesse crollando, lo sapevano tutti. Il sovrintendente, Giorgio Cozzolino sempre pronto a difendere la «sacralità» di Piazza del Plebiscito o dei monumenti, possibile che non si sia accorto dello stato della Galleria? E Gigino De Magistris? Possibile che neanche lui sapesse dei continui crolli della Galleria, situata a 200 metri dal suo ufficio di Palazzo San Giacomo?.

Facebook è scatenata per la morte di Salvatore. In sua memoria è stata aperta una pagina. «Addio piccol angelo». «Giustizia per Salvatore.

Galera per chi non ha evitato questa morte annunciata».

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