Fabio Pierangeli, italianista dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, è tra i massimi studiosi di Guido Morselli. E sulla sua rivista Mosaico italiano ha appena ospitato un saggio su Il comunista...
Frederika Randall lo scorso anno ha tradotto negli Stati Uniti The Communist. E deve uscire anche Dissipatio HG. Sembra esserci un risveglio di interesse per Morselli fuori l'Italia.
«La fortuna all'estero oggi è una specie di risarcimento postumo per uno scrittore che dalla sua provincia di Varese è stato capace di guardare alla scena europea come pochi nostri autori. Le letterature francese e anglosassone facevano parte del suo vastissimo bagaglio culturale in misura anche maggiore della cultura italiana».
E da noi? È ancora venduto, studiato?
«Non so i dati di vendita, ma sentendo insegnanti e colleghi universitari posso dire che l'interesse per Morselli non diminuisce in Italia, specialmente presso i giovani. La bibliografia in rete di uno tra i migliori studiosi di Morselli, Domenico Mezzina, lo attesta. E alle riunioni annuali degli Italianisti, nelle sessioni animate dai dottorandi, trovo sempre un intervento su di lui. La forte eticità, e nello stesso tempo la sua avversione a pensieri granitici, lo rendono un autore capace di parlare al presente. Scrisse addirittura un testo, rimasto in stato di abbozzo, Uonna, sulla parità dei sessi e su quello che oggi è il problema dei gender...».
È strano: rimane inedito il suo teatro.
«Sì, eppure non fu un interesse sporadico. Morselli si dedica alla drammaturgia dal '43, anno di Tempi liceali, al 1968. Ha sempre un gusto particolare per la Storia: penso a Cesare e i pirati, dove troviamo i comportamenti tipici degli esseri umani davanti al potere; o Marx. Rottura verso l'uomo, dove il filosofo è colto nell'intimità della sua vita...».
E poi c'è Il Redentore.
«L'argomento è più morselliano che mai: una figura cristica, di santo eretico, rinchiuso dai nazisti in una clinica in Westfalia - nel periodo funesto dello sterminio dei malati di mente che anticipa quello degli ebrei - che predica la pace e l'uguaglianza, tenendo testa ai gerarchi e alle autorità ecclesiastiche succubi del nazismo».
E poi cosa c'è di inedito?
«Alcune sceneggiature pensate per il cinema e una consistente parte del Diario: rispetto all'edizione storica a cura di Valentina Fortichiari alla quale si deve la pubblicazione per Adelphi delle opere di Morselli, ne sappiamo pochissimo. Poi ci sono ancora alcuni racconti, prove di romanzo, lettere a editori e scrittori, saggi di argomento religioso».
Editori interessati?
«Ho presentato un progetto ad Adelphi per la pubblicazione delle drammaturgie inedite... Aspetto risposta. Intanto l'anno scorso, per i 200 anni dalla nascita del filosofo di Treviri, è andata in scena a Varese l'opera Marx. Rottura verso l'uomo. Il personaggio creato da Morselli è modernissimo: in pantofole, annega tra i manoscritti delle pubblicazioni...».
Morselli scrisse anche di Mussolini.
«Sì, Cose d'Italia: il soggetto per una drammaturgia o anche per un film che riscrive ascesa e caduta del Duce, influenzata dalla figure femminili e dalle infide spie
inglesi. Molto esilarante. Dopo aver resistito a vari attacchi politici, a causa di dubbie decisioni suggerite dalle sue donne, Mussolini è costretto a fuggire per aver voluto abolire il totocalcio e chiudere i bordelli...».
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