«Morte ai pedofili». Rignano, nuovo choc

«Morte ai pedofili». Uno striscione lungo sei metri su ogni lato del cavalcavia della via Flaminia, a Grottarossa, è apparso ieri mattina a centinaia di automobilisti della strada che da Roma porta a Rignano. Un’azione compiuta sicuramente domenica notte, seguita al tentato suicidio del «mago» di Civitavecchia che, per protestare contro il sistema giudiziario italiano e la libertà concessa ai presunti pedofili, si è arrampicato su una gru del molo 14 minacciando di gettarsi nel vuoto. Insomma, senza pace la cittadina a Nord della capitale nonostante le scarcerazioni dei sei personaggi indagati per abusi e violenze sui bambini della materna comunale.
«Del resto le indagini non solo continuano - sottolineano i carabinieri della compagnia di Bracciano - ma possono produrre elementi in grado di emettere nuovi provvedimenti». Gli inquirenti starebbero interrogando altri testimoni, o comunque persone di Rignano informate sui fatti per stabilire se le tre maestre e la bidella della Olga Rovere, nonché l’autore televisivo marito di una delle tre insegnanti e l’ex benzinaio cingalese, abbiano detto il falso sia in fase d’interrogatorio di garanzia (tre giorni dopo l’arresto), che durante gli oltre otto mesi d’indagine. Ieri primo giorno di libertà anche per il 29enne straniero, Kelum Weramuni De Silva: il giudice di pace ha accolto il ricorso del suo legale, l’avvocato Domenico Naccari, sul nuovo provvedimento di arresto perché non in regola con il permesso di soggiorno.
L’uomo, che come gli altri cinque rimane indagato, nel pomeriggio ha lasciato il centro di permanenza temporaneo a Ponte Galeria per tornare a casa. Il paese, dal canto suo, stenta a ritrovare la serenità. Poche persone in strada, scuola semideserta, nessuna voglia di parlare. «Sappiamo che non è finita - commentano a denti stretti alcuni rignanesi dal giornalaio di fronte il Municipio - qualcosa di grave è successo a quei bambini e la magistratura deve spiegarci chi è stato a fare tanto male». Le nuove perizie consegnate al pm di Tivoli dalla psicologa Marcella Battisti Fraschetti alla vigilia del Riesame aggraverebbero la posizione degli indagati mettendo in «gioco» personaggi sconosciuti. Sulle ultime relazioni il quadro psicologico delle presunte vittime appare ancora più allarmante. «Le consulenze, questa volta videoregistrate, appesantiscono il quadro indiziario soprattutto per la Magalotti - dice il sostituto procuratore Marco Mansi -, maestra a tempo pieno di tre di queste 4 bambine. Le alunne, uscendo da scuola tardi, sarebbero state sottoposte a sevizie ancora più pesanti, essendo a disposizione dei loro aguzzini». «Nei nuovi casi - sempre secondo il pm Mansi - oltre ad azioni di natura sessuale appaiono veri e propri atti di perversione. Vi è stata infatti l’induzione a comportamenti perversi sotto vari profili: sessuali, religiosi e corporali. Nonché l’abbandono a veri e propri atti di cattiveria allo stato puro contro queste povere vittime. Si pensi alla coprofilia e alla coprofagia». Non solo. Per Mansi ci sono personaggi ambigui il cui ruolo nella drammatica vicenda è tutto da definire.

Per ora i disegni, gli incubi, i referti medici (come quelli sui capelli di due bimbe che dimostrano la somministrazione di diazepam), le perizie e i riscontri fra gli oggetti sequestrati in casa Scancarello-Del Meglio non sono bastati al Tribunale della Libertà, tanto da accogliere il ricorso contro la carcerazione preventiva.
Gli investigatori, d’altro canto, non mollano. «L’inchiesta è solo all’inizio - chiosano -, aspettiamo l’incidente probatorio e i risultati del Ris. Decine di persone, poi, devono essere ancora interrogate».

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