Per la morte del pusher indagato il carabiniere che ricattava Marrazzo

Lo spacciatore fu stroncato da una overdose di cocaina. Ma si sospetta che quella droga sia stata "avvelenata". Indagato il maresciallo Nicola Testini. La vittima, tra gli altri, riforniva Brenda, uno dei trans amici del Governatore

Per la morte del pusher 
indagato il carabiniere  
che ricattava Marrazzo

Uno dei carabinieri del caso Marrazzo è anche indagato per omicidio volontario per la morte del pusher che portava droga e clienti alle trans. Un altro militare del gruppo sarebbe indagato per favoreggiamento. Sotto inchiesta per omicidio volontario c’è finito il maresciallo Nicola Testini, coinvolto nell’incursione nell’appartamento di via Gradoli, arrestato e scarcerato da poco, su cui si è recentemente pronunciata la Cassazione che ha accolto il ricorso della procura di Roma contro la liberazione del militare. Testini, dunque, entra a pieno titolo anche nell’inchiesta sul decesso di Gianguerino Cafasso, lo spacciatore che secondo i carabinieri arrestati avrebbe girato il video con l’ex presidente della Regione Lazio.

Il pusher amico di Brenda, la trans che si accompagnava a Marrazzo e che è stata trovata morta in circostanze altrettanto misteriose (il computer trovato nel lavandino pieno d’acqua, l’appartamento distrutto da un incendio). Il ruolo di Testini si sarebbe evidenziato a seguito degli ultimi interrogatori svolti dal Ros scaturiti dalle confidenze di Jennifer, il trans che si trovava con Cafasso al momento dell’overdose letale e che raccontò così, a verbale, le fasi salienti della morte dell’amico: «Gianguerino è morto dopo aver consumato droga insieme a me in quell’albergo della Salaria. Quella sera ho cominciato a “tirare“, ma mi sono sentita un po’ male, così ho smesso. Abbiamo assaggiato la cocaina, ma io ho sentito che era amara e non l'’ho voluta. Aveva uno strano odore». Come mai il sapore amaro non convisse anche Cafasso a lasciar perdere, non è chiaro. «Lui faceva il pusher non a tempo pieno. Ho visto Rino solo una volta con Natalie, ma non credo che fosse il suo pusher (...). Non sapevo che “Rino“ fosse un confidente dei carabinieri e nemmeno che ha cercato di vendere il video».

Se è vero che a Testini il Ros è arrivato seguendo la pista della cocaina, qualcosa non torna nel racconto di Jennifer. Che parla di uno spacciatore nordafricano, non di un italiano, né di un carabiniere. «Ho comprato la droga la sera dell’11 settembre in una casa tra Saxa Rubra e Tor di Quinto. A venderla era un uomo dalle pelle scura, forse un nordafricano. Una volta tornati al motle Romolus sulla Salaria, Rino ha sniffato e poi si è addormetato. La mattina dopo mi sono avvicinata a lui, ho cercato di svegliarlo, ma non ci sono riuscita e mi sono preoccupata. Allora ho telefonato a certi amici suoi, ma non li ho trovati. Così Sono scesa alla reception e ho chiamato il 118».



Se l’ipotesi di reato è la stessa per la morte di Brenda (omicidio volontario) ciò è dovuto all’esito delle analisi tossicologiche, chimiche e biologiche, svolte su incarico del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che hanno accertato che il pusher morì per una dose di droga tagliata male, forse con eroina, fatale per un uomo obeso e cardiopatico che sembrò essere morto per una «normale» crisi cardiaca. Recentemente anche Pasquale e Laura Cafasso, genitori del pusher dei trans, sono stati sentiti in procura. I coniugi Cafasso avrebbero dato importanti elementi sui contatti avuti dal figlio prima della morte.

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