L'occasione è ghiotta e la tentazione quasi irrinunciabile. Mai come oggi Israele e la sua dirigenza politica hanno avuto tra le mani un pretesto perfetto e un'occasione irrinunciabile per liberarsi definitivamente di Hamas. Il pretesto perfetto non è solo l'uccisione di quei tre ragazzini rapiti e selvaggiamente assassinati in Cisgiordania, ma anche la pioggia di missili che fa da corollario alla rappresaglia. Mentre l'artiglieria e l'aviazione martellano per il secondo giorno consecutivo la Striscia di Gaza, mentre i palestinesi contano, secondo le fonti di Gaza, almeno 43 caduti - tra cui 30 civili e 7 bambini - i missili di Hamas esplodono ovunque. Quelle testate capaci di raggiungere non solo Tel Aviv e sfiorare - come successo ieri - la centrale nucleare di Dimona, addirittura le zone a sud di Haifa, a oltre 120 chilometri dalla Striscia, sono per il governo di Gerusalemme la miglior dimostrazione della necessità di affondare Hamas. «Abbiamo deciso di ampliare gli attacchi contro Hamas e le organizzazioni terroristiche a Gaza e siamo pronti a ogni opzione» - spiegava ieri il premier Benjamin Netanyahu. Dietro quel «pronte a ogni opzione» si cela - come conferma il presidente Shimon Peres - la minaccia di un'offensiva di terra destinata a «cominciare molto presto» se Hamas non fermerà i missili nelle prossime ore. Un'offensiva di terra il cui obbiettivo sarebbe la temporanea rioccupazione della Striscia seguita dal via libera alle operazioni delle forze speciali incaricate di distruggere i depositi d'armi ed eliminare i capi fondamentalisti.
L'occasione irrinunciabile per lanciare quell'affondo mortale è la debolezza di un Hamas provato economicamente, lacerato dalle divisioni interne e sempre più in difficoltà sul fronte dei consensi interni. Dietro la grande crisi dell'organizzazione, nata da una costola della Fratellanza Musulmana egiziana, c'è la decisone del 2012 di rompere con gli alleati siriani e iraniani per affidarsi completamente al sostegno finanziario del Qatar e alla solidarietà dell'Egitto del «fratello» Mohammed Morsi. Una decisione rivelatasi fatale quando il nuovo emiro del Qatar sceicco Tammim ha rivisto gli ingenti aiuti finanziari promessi, prima dell'abdicazione, da papà Hamad Al Thani e dall'Egitto del Generale Abdel Fattah al-Sisi, ha sigillato i tunnel attraverso cui passavano i rifornimenti per Gaza. Con la chiusura di quei circa mille tunnel Hamas si è ritrovata nell'impossibilità di garantire l'approvvigionamento della popolazione e la riscossione delle tasse su tutte le merci transitate dai tunnel. A render la situazione ancora peggiore si sono aggiunti gli scontri fra i leader dell'ala militare, decisi a tornare sotto l'ala protettrice dell'Iran, e la fazione dell'ex premier Ismail Haniya favorevole invece all'accordo siglato con l'Anp di Mahmoud Abbas. Ma le diatribe intestine sarebbero anche all'origine del sequestro dei tre ragazzini israeliani. Il rapimento, approvato da Salah Al Arouri, dirigente di Hamas originario della Cisgiordania ed esule in Turchia, sarebbe frutto del tentativo di scompaginare le gerarchie interne e regalare un nuovo ruolo ai capi della Cisgiordania. Un tentativo che rischia di trasformarsi in condanna a morte non solo per Hamas, ma anche per i tanti civili palestinesi che vivono attorno ai centri nevralgici dell'organizzazione fondamentalista.
La tentazione di Bibì Netanyahu di farla finita con Hamas deve però fare i conti con due grosse incognite. La prima è il costo in termini di vite umane di una ri-occupazione anche temporanea di Gaza. Un alto numero di perdite civili palestinesi rischia di risvegliare le cancellerie occidentali e un'opinione pubblica internazionale distratta, per ora, dai campionati mondiali di calcio.
Un alto numero di caduti tra le file di Tsahal potrebbe invece privare il governo del consenso indispensabile per portare a termine l'operazione. Nel lungo periodo il rischio peggiore è, invece, il consolidamento a Gaza di quelle organizzazioni dello jihadismo radicale che proprio l'egemonia di Hamas contribuiva a tener sotto controllo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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