Morto uno degli ultimi reduci della Grande Guerra

Sydney Maurice Lucas aveva 108 anni ed era stato arruolato nell’armata britannica poco prima dell’armistizio del novembre 1918. Da ottant’anni si era trasferito in Australia

Morto uno degli ultimi reduci della Grande Guerra

A pochi giorni dalla scomparsa, a 110 anni compiuti, di Delfino Borroni, l’ultimo superstite dell’esercito italiano ad aver combattuto nella Prima guerra mondiale, martedì è morto uno degli ultimi reduci ancora vivi in tutto il mondo. Sydney Maurice Lucas, nato a Leicester nel nord dell’Inghilterra il 21 settembre 1900, aveva da poco festeggiato i suoi 108 anni. Era stato chiamato alle armi nel 1918, poco prima che l’armistizio dell’11 novembre ponesse fine alle ostilità. Aveva completato l’addestramento in patria ma per pochi giorni non fece in tempo a raggiungere le trincee. Dieci anni dopo, nel 1928, emigrò in Australia, dove ha vissuto i restanti ottant’anni della sua lunghissima esistenza. Nella seconda guerra mondiale, ormai quarantenne, si era arruolato da volontario con l’esercito australiano ed era stato destinato al combattimento in Grecia contro le truppe italiane e tedesche, addetto a una mitragliatrice. Ma il destino ancora una volta volle evitargli l’esperienza del fronte: un attacco di appendicite lo costrinse in ospedale subito prima della partenza del suo battaglione, che lasciò la Palestina, dove aveva fatto tappa, senza di lui. L’anno dopo, giudicato in condizioni di salute inadatte al combattimento, rientrò in Australia a bordo della nave Queen Mary, che trasportava prigionieri di guerra italiani e tedeschi. Fino a un’età molto avanzata guidò ogni anno la sfilata dei reduci di guerra australiani della sua città. Attribuiva la sua straordinaria longevità a un moderato consumo di alcolici. 

Una manciata di superstiti Con la scomparsa di Lucas, i veterani della Prima guerra mondiale rimasti in vita in tutto il mondo si contano letteralmente sulle dita di una mano. In diversi Paesi si è anzi aperta una sorta di caccia al “reduce segreto”, dal momento che – come del resto nel caso di Lucas – i ministeri della Difesa tendono a non riconoscere lo status di reduce a chi aveva combattuto solo brevemente o si era limitato a compiere l’addestramento senza avere il tempo di raggiungere il fronte. Così in Francia sono stati “scoperti” altri due reduci (Fernand Goux di 108 anni e Pierre Picault di 109, l’uomo più vecchio del Paese) dopo che nello scorso gennaio il funerale di Lazare Ponticelli, deceduto alla bella età di 110 anni, era stato celebrato solennemente come quello dell’ultimo “poilu” della prima guerra mondiale. Oltre a loro sono ancora in vita otto reduci sicuri, più due presunti (un ucraino e un inglese le cui affermazioni non sembrano comprovate da documenti): sono quattro britannici, due australiani e due americani, di età comprese tra i 107 e i 112 anni. I personaggi più straordinari sono certamente i due inglesi Henry Allingham e Harry Patch. Il primo ha 112 anni ed è l’uomo più vecchio d’Europa: si è fatto da volontario tutta la prima guerra mondiale in aviazione e in Marina e ha partecipato, sia pure da meccanico, alla battaglia dello Jutland nel 1916; in Inghilterra è una specie di icona, partecipa regolarmente a tutte le ricorrenze militari e anche il prossimo 11 novembre, se la salute lo sosterrà, potrebbe recarsi in Francia a deporre una corona di fiori in memoria dei suoi commilitoni caduti oltre novant’anni fa.

Il secondo ha 110 anni ed è in assoluto l’ultimo reduce del mondo ad aver combattuto nelle trincee in Belgio: fu ferito a Passchendaele nel 1917 e l’anno scorso ci è ritornato per un commovente pellegrinaggio. Ancora oggi non si stanca di ricordare che “la guerra è solo un massacro legalizzato di esseri umani”.

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