È morto l’Abbé Pierre, il sacerdote dei poveri

da Parigi

L'Abbé Pierre, il religioso cattolico francese famoso in tutto il mondo per il suo impegno contro la povertà e l'emarginazione, si è spento ieri alle 5.25, all'età di 94 anni, al Val-de-Grâce, l'ospedale militare parigino in cui era stato ricoverato il 14 gennaio per una bronchite. La notizia della sua scomparsa ha provocato un'ondata d'emozione. Il presidente della Repubblica Jaçques Chirac - che parteciperà venerdì mattina alle esequie solenni nella cattedrale di Notre-Dame - si è detto «sconvolto» per la notizia della scomparsa dell'anziano sacerdote, che è stato a lungo il personaggio più amato dai francesi. «Con la scomparsa dell'Abbé Pierre, la Francia è stata colpita al cuore. Essa perde una figura immensa, una coscienza, l'incarnazione stessa della bontà», afferma il capo dello Stato. Anche i due principali candidati alla successione a Chirac, la socialista Ségolène Royal e il leader del centrodestra Nicolas Sarkozy, hanno reso un commosso omaggio alla memoria dell'Abbé Pierre. La Francia si è unita e si è inginocchiata davanti a lui. I media radiotelevisivi hanno trascorso la giornata proponendo all'opinione pubblica biografie dell'Abbé Pierre, nome assunto dal religioso Henri Grouès negli anni della Resistenza, quando fu attivo tra le forze che si battevano contro l'occupazione nazista della Francia.
La grande realizzazione dell'Abbé Pierre è l'organizzazione Emmaus, presente nei cinque continenti con le comunità che portano questo nome e che nel corso dei decenni hanno aiutato centinaia di migliaia di persone. Un aiuto attraverso il lavoro, visto che l'Abbé Pierre è sempre stato convinto del fatto che solo in quel modo gli esseri umani possano costruirsi un solido avvenire. Ne abbiamo parlato ieri a Parigi con una persona che ha strettamente collaborato col religioso scomparso: Antoine Sueur, segretario nazionale dell'Unione delle comunità Emmaus in Francia. «Noi - dice Sueur - siamo un movimento deconfessionalizzato nel senso che rispettiamo tutte le religioni e accettiamo persone d’ogni fede o di nessuna fede religiosa. Siamo profondamente laici e al tempo stesso rispettosi delle credenze di ciascuno. La nostra attività è ispirata all’insegnamento dell’Abbé Pierre per aiutare chi si trova ai margini della società. Il nostro aiuto consiste in un concetto chiarissimo: l’esigenza di dare una ragione di vita a chi non ha i mezzi per vivere e magari neppure la volontà di vivere. La chiave di tutto è un ambiente comunitario in cui c’è lavoro per tutti e in cui tutti lavorano. Tutti vuol dire sia i volontari di Emmaus sia le persone che noi accogliamo in comunità: oggi sono quattromila nell'insieme della Francia, sparsi in 120 comunità. La principale attività di queste ultime è il recupero di oggetti usati - in particolare mobili - che vengono poi restaurati, sistemati e puliti nelle nostre officine per essere infine rivenduti ai privati».
Recuperando roba vecchia e rimettendola in commercio dopo averla risistemata, le comunità Emmaus compiono un'azione doppiamente meritoria: da un lato consentono a migliaia di persone di evitare l'emarginazione sociale attraverso il lavoro e la vita comunitaria; dall'altro limitano lo spreco e l'inquinamento di una società abituata a sbarazzarsi alla leggera di ogni oggetto, che viene magari gettato via senza alcuno scrupolo per i danni all'ambiente. Le comunità Emmaus rifiutano le sovvenzioni in denaro, ispirate a una logica puramente assistenzialistica. Accettano invece aiuti sotto forma di strumenti di lavoro e di tutto ciò che può favorire il buon funzionamento della macchina commerciale e «industriale» del recupero e del riciclaggio degli oggetti.

Ogni comunità dispone di furgoni e di camion con cui vengono prelevati - e in seguito consegnati - i tavoli, gli armadi, le vecchie librerie e tutto quanto viene, ad esempio, trovato in una cantina. Finora il meccanismo ha funzionato a meraviglia e - grazie all’idea dell’Abbé Pierre - tante persone sono state reinserite nella società.

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