È morto allalba di ieri, devastato dalle ustioni di terzo grado che avevano marchiato l80 per cento del suo corpo. Thomas Anto, 35 anni, cittadino polacco, non ce lha fatta: inutile anche per i medici del SantEugenio, lospedale dellEur, laverlo indotto in coma farmacologico, almeno per attutire i dolori, atroci. Anto è lennesima vittima a Roma della povertà e del degrado. Ennesimo simbolo di disperazione ed emarginazione. Uno dei settemila desperados, tra senzatetto ed extracomunitari, che popolano laltra medaglia della città. Per alcuni di loro - lo era anche per Anto - il fortino abbandonato alla Balduina, in via Cremuzio Cordo, da anni è diventato un rifugio. Un tugurio «di lusso», in fondo: pareti di mattoni, un tetto vero, «stanze» separate. In realtà poco meno che lanticamera per linferno: muri imbrattati, brandine e materassi rimediati alla meno peggio, sporcizia, cartoni, bottiglie di vino e bustoni pieni zeppi di roba come fossero comò e cassetti, ovunque. Venerdì sera Anto, che da un po di tempo aveva perso il lavoro da manovale, prima di coricarsi, aveva bevuto. «Da quando non lavorava - hanno raccontato i suoi coinquilini, quattro uomini e una donna, connazionali - non parlava più con nessuno. Aveva ripreso a bere e se ne stava sempre per conto suo. La sera si accendeva due o tre candele, poi saddormentava. Al nostro rientro le trovavamo accese e le spegnevamo». Non così venerdì. Quando quella sera i polacchi tornano allex fortino utilizzato dai tedeschi nel secondo conflitto mondiale, trovano Anto che è un tizzone. Le candele sono cadute, il fuoco ha avvolto il cellophane con cui Anto si copriva per ripararsi dal freddo, luomo brucia. Gli amici prendono dellacqua, arrivano i pompieri. Thomas viene trasportato al reparto Grandi ustionati del SantEugenio. Nel fortino di Monte Mario, i polacchi; tra i cunicoli dellex roccaforte del Prenestino, i nordafricani. Poi ancora polacchi e romeni nella pineta di Castelfusano, nelle baraccopoli lungo la bretella della Roma-Napoli, a Tor Vergata. Lelenco delle favelas capitoline potrebbe andare avanti allinfinito. Senza contare gli accampamenti più recenti, quelli tirati su a ridosso degli argini del Tevere e dellAniene. «Fiumi ancora in secca per linverno caldo - dicono i volontari della protezione civile - ma che dovrebbero tornare a gonfiarsi nei prossimi giorni, dopo le perturbazioni in arrivo». Lacqua, dunque, potrebbe sorprendere molti di questi poveretti.
«Non ci deve essere alcun alibi di buonismo rispetto a situazioni di emarginazione sempre più diffusa - dice Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An alla Provincia -.
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