Ferrara - E' morto il regista ferrarese Florestano Vancini. Aveva 82 anni. Da tempo malato, è deceduto la sera del 17 settembre in un ospedale di Roma, dove era ricoverato. Ne ha dato notizia il Comune di Ferrara ad esequie avvenute, "per rispettare le volontà del regista". Vancini è stato uno dei più importanti interpreti del cinema italiano di ricerca storica e testimonianza civile nel panorama della cinematografia della seconda metà del Novecento. L'amministrazione comunale ha espresso "la gratitudine per la sua opera e per il legame mai venuto meno con la sua Ferrara". Anche di recente Vancini - ha ricordato il Comune estense - "ha messo le sue capacità artistiche al servizio dei più importanti progetti culturali della città, per arricchirne la ricostruzione storica e indagare il rinascimento ferrarese". Il Comune ha anticipato infine che "renderà omaggio al suo importante concittadino". Il sindaco Gaetano Sateriale, la Giunta, il Presidente del Consiglio e il Consiglio comunale di Ferrara - con una nota - "partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa di Vancini, uomo sensibile e colto, riconosciuto maestro del cinema italiano, autore di indimenticabili capolavori, artista che ha contribuito alla notorietà di Ferrara, la cui bellezza e vicenda sono spesso state celebrate nella sua opera". Sateriale è anche nipote di Vancini, così come Andrea Buzzoni, direttore del Palazzo dei Diamanti e responsabile delle attività culturali del Comune di Ferrara. Il regista aveva ottenuto lo scorso maggio a Ferrara due importanti riconoscimenti: il Premio Città di Ferrara e la Laurea honoris causa in Filosofia.
Nei suoi film la storia d'Italia Nato a Ferrara nel 1926, Florestano Vancini inizia come giornalista per testate locali dell'Emilia. L'attività di cineasta è dei primi anni Cinquanta con una serie di cortometraggi. Aiutante di Mario Soldati e Valerio Zurlini, esordisce nel cinema con La lunga notte del '43 (1960), tratto da uno dei Racconti Ferraresi (di Giorgio Bassani), che ottiene il premio come miglior opera prima alla Mostra di Venezia. Alla sceneggiatura collabora anche Pier Paolo Pasolini (e Ennio De Concini). Nel cast, oltre a Andrea Checchi, Belinda Lee, Enrico Maria Salerno, Gabriele Ferzetti, Gino Cervi, compare anche Raffaella Carra'. Già a partire da quel primo film, il tema della storia diventerà una costante di di tutta la sua opera.
Dopo La banda Casaroli (1962) e La calda vita (1964), dirige Le stagioni del nostro amore (1966) e I lunghi giorni della vendetta (1967), una sorta di western all'italiana, presentato con lo pseudonimo di Stan Vance. Poi 'Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato' (1971), su un episodio dimenticato dell'impresa garibaldina in Sicilia, basato sulla tesi di Antonio Gramsci del Risorgimento come rivoluzione agraria mancata. Tra gli altri suoi film, La violenza: quinto potere (1972), Il delitto Matteotti (1973), Amore amaro (1974), Un dramma borghese (1979), La baraonda (1980), La neve nel bicchiere (1984).
Nella metà degli anni '80, Vancini si dedico' con successo alla regia televisiva, firmando nel 1986 La piovra 2 con Michele Placido e nel 1993 lo sceneggiato Piazza di Spagna. L'unico film in cui Vancini appare come attore è Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi.
Nel 2005 dopo 21 anni tornò al cinema con E ridendo l'uccise ambientato nel Cinquecento alla corte del Duca d'Este. Un lungometraggio che lo stesso regista annunciò come l'ultimo lavoro della sua lunga carriera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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