da Washington
La mini-distensione è durata poco più del tempo per due gite in barca e una passata di pesce spada ed aragosta su un tavolo rustico di una dimora a vita nel Maine. Tornato a casa il presidente russo Vladimir Putin, è tornata in primo piano la realtà: Stati Uniti e Russia sono, diplomaticamente, su una rotta di collisione. Il «vertice di famiglia» a casa di Bush il Vecchio non è servito a riavvicinare le posizioni di Bush il Giovane e dellex colonnello del Kgb. A cominciare, naturalmente, dalla vera «pietra dello scandalo», almeno agli occhi di Mosca, che è il progetto americano di scudo antimissile.
Di ottimista cè rimasta, meno per convinzione che per dovere dufficio, Condoleezza Rice, che ha espresso ancora ieri una convinzione che assomiglia molto a un voto: il segretario di Stato Usa «si aspetta» che Putin lascerà alla scadenza del suo secondo mandato, cioè nel 2008, lincarico di presidente della Russia e lo passerà, «nel rispetto delle modalità previste dalla Costituzione», a un successore. «Lo prendo in parola - ha detto lex sovietologa portata dai casi della Storia a gestire la politica estera Usa nel momento in cui lombelico del mondo è il Medio Oriente - quando dice di non avere nessuna intenzione di cambiare questa Costituzione. Se lo facesse sarebbe un fatto estremamente negativo».
Che così accada è probabile, ma altrettanto probabile è che il successore di Putin sia un uomo non meno sgradito di lui alla Amministrazione di Washington. Il favorito di quasi tutti i pronostici è infatti Sergei Ivanov, attualmente vice primo ministro ed ex ministro della Difesa, uomo di fiducia di Putin che, se prescelto da lui come successore, sarà eletto a grande maggioranza, in considerazione della fortissima popolarità di cui Putin gode in quasi tutto lo spettro politico della Russia.
E Ivanov ha già parlato più volte chiaro sul tema dei progetti Usa. E lo ha ripetuto ieri, quasi in contemporanea con la Rice, in una intervista alla rete televisiva Rossiya. Ha aggiunto, anzi, una immagine su cui Putin è stato finora piuttosto guardingo: ha tracciato un parallelo tra le intenzioni di Bush e il crollato Muro di Berlino. A voler ricostruire questo simbolo della divisione dellEuropa sono, secondo Ivanov, gli Stati Uniti, con il loro progetto (anzi, «molteplici piani») per installare in Europa elementi di uno Scudo Spaziale. Questo dovrebbe proteggere lAmerica e il resto del mondo dalla eventualità di un attacco missilistico da parte di governi fondamentalisti nel Medio Oriente.
Ma allora perché, insiste Ivanov, non farlo, collaborando, al confine tra quellarea del mondo e quella in cui ci troviamo tutti, Russia, Stati Uniti ed Europa. Perché impiantarlo invece sulla frontiera fra lEuropa e la Russia? Ivanov non ha dubbi: «Impiantando missili in Polonia e dispositivi radar nella Repubblica Ceca si crea una minaccia evidente per la Russia proprio alla sua frontiera con lEuropa, al fine di aizzare lostilità, creare una nuova linea di separazione, erigere un nuovo muro».
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