«Moschea, il referendum è legittimo»

«Un referendum consultivo è una espressione di democrazia diretta e non ha nulla di incostituzionale». Parola di un «tecnico», il professor Paolo Armaroli, membro della Consulta regionale l’organo che per Statuto sarà chiamata a decidere sulla eventuale ammissibilità del referendum sulla moschea a Genova. Armaroli interviene dopo le dichiarazioni del presidente del consiglio regionale Giacomo Ronzitti secondo il quale una richiesta di espressione popolare su un progetto del genere viola la Costituzione: «Il Protocollo d’intesa sottoscritto dal sindaco Marta Vincenzi e dell’imam Husein Salah - ha dichiarato Ronzitti- è non solo corretto, ma di grande valore istituzionale e democratico perché rispetta i principi sanciti dalla Costituzione italiana». «Un modo di vedere le cose non propriamente corretto» ribatte Armaroli, costituzionalista e docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova, «non sono giudizi che esprimo da membro della Consulta per correttezza e perché i pareri della consulta sono di natura collegiale: da professore universitario dico che in questo caso parliamo di un referendum consultivo non abrogativo o deliberativo».
Scelta legittima, quindi, quella dei promotori del comitato referendario che venerdì partiranno con la raccolta firme per le strade di Genova. Intanto il comitato ha incassato l’appoggio politico de «La Destra» guidata da Gianni Bernabò Brea e anche quella del capogruppo in Comune di Forza Italia Raffaella Della Bianca, che sta cercando di imporre la linea del referendum e per un atteggiamento critico nei confronti della posizione presa dalla Vincenzi al suo gruppo. Oggi, peraltro, sarà un mezzogiorno di fuoco per il gruppo azzurro a Tursi perché alle 12 è previsto l’incontro tra i consiglieri comunali con la Della Bianca che dovrà cercare di convincere i colleghi «moscheisti» Emanuele Basso e Beppe Costa a seguire la sua linea. L’appoggio al comitato referendario, peraltro, non comprometterebbe la posizione del gruppo, visto che ne fanno parte sia esponenti del centrodestra che del centrosinistra, anche favorevoli alla realizzazione del centro culturale islamico.
Non a caso si cita la moschea come centro culturale, visto che un altro passaggio sulla legittimità della consultazione popolare passa anche dal suo riconoscimento come luogo di culto, «non so su quali termini verrà chiesto un referendum - riprende Armaroli- ma se si dice no alla localizzazione della struttura in un determinato punto non c’è nulla di illegittimo». Va capito, infatti, se la moschea può essere definita prettamente come luogo di culto, «perché su questi termini allora il Comune di Genova ha violato l’articolo 8 della Costituzione da anni e quindi è morosa da tempo nei confronti della comunità musulmana».
E visto che a volte anche Genova sa fare scuola, i proponenti della consultazione sulla moschea Gianni Plinio, Matteo Rosso e Rosario Monteleone saranno lusingati che sul loro modello si voglia muovere anche Milano. è stata l’assessore alle attività produttive Tiziana Maiolo (Forza Italia) a prendere d’esempio l’iniziativa: «Il nodo della mosche a Milano si può risolvere con un referendum popolare- ha dichiarato la Maiolo-. A Genova questa iniziativa ha spaccato la maggioranza di centrosinistra raccogliendo consensi dal Pd e da Unione a Sinistra».


Sempre venerdì, poi, alle 18 davanti al Palazzo della Commenda, l’associazione «Giovine Italia» promuove una manifestazione contro la moschea con la recita del Rosario alla quale parteciperanno l’eurodeputato di Forza Nuova Roberto Fiore e il frate lefebvriano Padre Giulio Tam.

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